Draghi e la scuola-impresa. E dopo un anno di Dad lezioni in estate e doppi turni
Il commissario Le prime linee programmatiche sulla scuola del nuovo governo esposte dal presidente incaricato Mario Draghi: 1,5 miliardi di euro per la formazione professionalizzante sul modello tedesco. E, dopo un anno di Didattica a distanza, e la gestione disastrosa del governo Conte-Regioni lezioni di recupero in estate e doppi turni. Ma i problemi strutturali della scuola, a cominciare dal record precariato, restano tutti
Il commissario Le prime linee programmatiche sulla scuola del nuovo governo esposte dal presidente incaricato Mario Draghi: 1,5 miliardi di euro per la formazione professionalizzante sul modello tedesco. E, dopo un anno di Didattica a distanza, e la gestione disastrosa del governo Conte-Regioni lezioni di recupero in estate e doppi turni. Ma i problemi strutturali della scuola, a cominciare dal record precariato, restano tutti
Se i banchi a rotelle sono stati il simbolo dell’istruzione gestita dal governo Conte-Azzolina, i condizionatori d’aria potrebbero diventare il tormentone (estivo) dei successori Draghi-Bianchi. Nel discorso per ottenere la fiducia dalle camere il presidente incaricato Mario Draghi ieri ha confermato di volere i doppi turni al pomeriggio e allungare le lezioni in estate, anche se non ha precisato se vuole mandare gli studenti in classe a luglio o ad agosto. Il problema dovrebbe riguardare in particolare quelli meridionali che hanno sofferto di più la didattica a distanza rispetto ai coetanei di altre regioni. Le «diseguaglianze» di cui ha parlato Draghi sono state in realtà create dall’inadeguatezza delle strutture informatiche, dei trasporti e della sanità (solo il 60% l’avrebbe fatta a febbraio) contro le quali in quasi un anno di pandemia non è mai stato trovato un rimedio.
GLI STUDENTI sono le principali vittime dell’indeguatezza del governo precedente che ha lasciato ai presidenti delle regioni meridionali (Puglia, Campania e Calabria, in particolare) la possibilità di opporre il diritto all’istruzione a quello della salute, stravolgendo la scuola costituzionale e inventando quella «à la carte». In pratica, se le famiglie vogliono, mandano i figli a scuola. La responsabilità è la loro, non delle istituzioni locali e nazionali che non sono riuscite a organizzare il «rientro» a scuola. Ora, il nuovo governo vuole fare scontare agli studenti le responsabilità del disastro causato dalle regioni e dall’esecutivo precedente: fare scuola in presenza in estate per recuperare gli «apprendimenti».
L’ALLUNGAMENTO del calendario delle lezioni imporrà l’acquisto centinaia di migliaia di condizionatori da usare solo quest’anno e per pochi giorni. Il commissario Arcuri avrà di nuovo da fare e la Lega da sbraitare. Per realizzare quanto chiesto da think tank neoliberali in queste settimane Draghi e il neo-ministro Bianchi dovranno anche cercare nuovi supplenti precari, posticipare gli esami di maturità, ripensare gli scrutini e modificare il contratto dei docenti e del personale Ata. E a settembre sarà peggio: il prossimo anno ci saranno 220 mila cattedre vacanti. Un record mondiale di precariato. Andrebbero anche indagati i risvolti di simili proposte: regionalizzare il sistema di istruzione, già diviso dalla disastrosa gestione nella pandemia, allungare il già lungo calendario scolastico e differenziare mansioni e compensi del personale in base all’autonomia scolastica che Bianchi vuole fare evolvere verso i «patti di comunità». Con la Lega al governo significa mettere il turbo all’autonomia differenziata. Il polverone sulle lezioni in estate si ridurrà, probabilmente, a una quindicina di giorni in più fino a fine giugno. L’indagine Eurispes «Rapporto Italia 2020» sostiene che il 68% delle famiglie interrogate sono contrarie.
OLTRE AI RIFERIMENTI accademici all’«umanesimo» (non guasta mai quando si parla di scuola) e al «multilinguismo» (d’obbligo per uno che parla bene l’inglese) Draghi ha ripescato il vecchio progetto bipartisan lanciato da Gelmini, confermato dalla «Buona Scuol»a di Renzi, confluito nel libro del suo ministro Bianchi «La scuola allo specchio» e già annunciato da Azzolina: potenziare la formazione professionalizzante dei 107 istituti tecnici superiori (ITS) con solo 16 mila studenti con un miliardo e mezzo di euro del «Recovery Fund» da spendere in 5 anni. Gli Its sono correlati a 6 aree tecnologiche – dall’efficienza energetica al made in Italy, dal turismo ai servizi alle imprese e alla meccanica. In prevalenza sono al nord (Lombardia, Piemonte, Emilia) ma anche al centro (Lazio) e sud (Campania). Il progetto di Draghi-Bianchi è portare questo settore, pensato sul modello classista tedesco, a 150 mila studenti. In Germania, patria del sistema «duale», ce ne sono 900 mila.
IN 10 ANNI DI VITA gli esiti del progetto sono stati deludenti anche dal punto di vista numerico rispetto alla totalità degli studenti e degli istituti italiani, e in particolari di quelli dei tecnici-professionali. Tuttavia gli Its incarnano il miraggio di una forza lavoro «occupabile» al servizio delle imprese. Una propaganda usata per attaccare la scuola e il suo ruolo di creazione di una cittadinanza libera e critica. Le classi dominanti ritengono necessaria la professionalizzazione della scuola è in un paese subfornitore della manifattura in Germania. Per questo spingono per replicare anche il suo modello di formazione. Il rischio, ha ricordato ieri Francesco Sinopoli (Flc Cgil) è che questo progetto serva come formazione di personale per specifiche aziende, sia usato come strumento di recupero dell’abbandono scolastico e per delegittimare le lauree professionalizzanti.
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