Draghi cauto sul voto: nessun trauma, ma attenti all’instabilità
Banca centrale europea Il governatore non aumenta i tassi né prevede di sparare colpi più grossi con il «bazooka» del Qe, perché la ripresa è solida. Ma sui dazi manda un messaggio a Trump: «Le decisioni unilaterali sono pericolose»
Banca centrale europea Il governatore non aumenta i tassi né prevede di sparare colpi più grossi con il «bazooka» del Qe, perché la ripresa è solida. Ma sui dazi manda un messaggio a Trump: «Le decisioni unilaterali sono pericolose»
l presidente della Bce Mario Draghi non sembra preoccupato dall’esito delle elezioni italiane, ma mette in guardia su un possibile rischio di instabilità sul lungo termine. Quanto accaduto dopo il voto nel nostro Paese «non suggerisce che i mercati abbiano reagito in un modo che minacci la fiducia» – ha spiegato il governatore da Francoforte – è accaduto «più o meno» quello visto in altri Paesi. Tuttavia, ha proseguito Draghi, «una instabilità protratta nel tempo potrebbe minacciare la fiducia».
Il timoniere della Banca centrale europea, parlando in conferenza stampa al consueto punto sui tassi e sullo stato del Qe, non ha voluto commentare gli esiti del voto nel dettaglio, e a una domanda dei giornalisti sull’affermazione delle forze euroscettiche ha risposto: «L’euro è irreversibile».
«Davvero non voglio commentare – ha ripreso subito dopo – Posso solo dire che l’euro è irreversibile e che il rafforzamento dell’Unione monetaria ed economica resta una priorità». In aggiunta Draghi ha precisato che la «Bce sollecita l’adozione di misure specifiche e decisive per completare l’unione bancaria e quella dei mercati capitali».
E a chi gli chiedeva del progetto di alcune forze politiche di agire su Jobs Act e riforma delle pensioni, Draghi ha risposto: «Parlando in termini generali, il bilancio pubblico è di massima importanza nei paesi ad alto debito», invitando dunque a una cautela nelle riforme. Con un occhio al rigore.
Sul fronte dell’euro, la Bce non ha ritoccato i tassi, come era nelle attese, e nel comunicato finale questa volta non ha fatto riferimento esplicito a un eventuale potenziamento del Quantitative easing, il programma di acquisto di titoli sostenuto finora per tirare su l’inflazione e supportare la crescita. Questo perché, osservano gli analisti. la ripresa è solida.
Draghi ha infatti registrato il buono stato della crescita del continente: «I dati economici più recenti e i risultati delle ultime indagini congiunturali – ha osservato – confermano il procedere di una dinamica di crescita dell’economia forte e generalizzata nell’eurozona, che si ritiene possa espandersi a un passo leggermente più rapido di quanto anticipato in precedenza».
Il presidente della Bce ha comunque valutato che il Qe debba continuare nel suo lavoro: rimane «la necessità di un ampio stimolo monetario affinché le spinte inflazionistiche di fondo continuino ad accumularsi e sostengano la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo».
Un ultimo messaggio, quello che ha fatto più notizia, il presidente della Bce lo ha rivolto a Donald Trump e alla sua politica dei dazi: «Le decisioni unilaterali sono pericolose», ha spiegato, aggiungendo che «preoccupa lo stato delle relazioni» internazionali. «Se metti tariffe contro i tuoi alleati – ha poi chiesto – ci si chiede “chi sono i nemici?”». Attenzione, infine, sempre in campo Usa, a una «massiccia deregulation» del settore finanziario che significherebbe ripetere l’errore che ha portato alla crisi finanziaria dieci anni fa».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento