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«Dracula», dalla Londra vittoriana a quella della Brexit

«Dracula», dalla Londra vittoriana a quella della Brexit

Streaming La miniserie di Mark Gatiss e Steven Moffat, rilettura della storia del vampiro più famoso di tutti i tempi

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 gennaio 2020

Perso come Jonathan Harker nei terrificanti corridoi del castello del Conte in Transilvania, il Dracula riletto da Mark Gatiss e Steven Moffat per una miniserie della Bbc (3 episodi, in Italia su Netflix) comincia in una «splendida» oscurità, ricalcando quasi fedelmente il canone di uno dei personaggi più celebri della letteratura, e più rivisitati dal cinema. Come quello Sherlock Holmes al quale i due autori hanno dedicato una serie di immenso successo e del quale riscrivevano le avventure nella Londra di oggi.

Allo stesso modo Gatiss – che si ritaglia il ruolo di Renfield – e Moffat si discostano ben presto dalla tradizione su Dracula, e portano il Conte (interpretato da Claes Bang) in territori inesplorati. I personaggi e gli snodi fondamentali della storia ci sono tutti, ma rivoluzionati, aggiornati alla «sensibilità» di oggi: Van Helsing è una donna, o meglio due, mentre il Conte – trasportato nel terzo capitolo nella Londra attuale – pontifica sulla crisi della democrazia, che chiama «la dittatura dei disinformati», o si strabilia di quelle che interpreta come le «enormi ricchezze» di una proletaria londinese – la tv, il frigo pieno di cibo e la suoneria del cellulare che riproduce musica classica.

NEL SUO MIX di horror e commedia, Dracula «cita» non solo Bram Stoker e le sue parole più iconiche – la «dolce musica» delle «creature della notte» – ma una lunga serie di film, dal Settimo sigillo al Silenzio degli innocenti, dai Visitatori a Invito a cena con delitto. Una libera rilettura che in Sherlock dava nuova vita al celebre investigatore di Baker Street ma in Dracula stenta a preservare lo spirito del romanzo, del personaggio, a tradurli realmente nel mondo di oggi.

Si concentra piuttosto su una macchinosa ricerca dei perché del vampiro, di una risposta smart e moderna alla sua maledizione, ritenendo evidentemente troppo naif per il 2020 quella lotta fra luce e tenebre che muoveva i personaggi di Stoker. La natura perturbante del vampiro nella Londra vittoriana, la sfida sottotraccia ai suoi tabù, la carica sovversiva della sua sete di sangue si perdono fra gli alti e i bassi del racconto. Forse perché nell’Inghilterra ai tempi della Brexit il Conte non è in fondo che un londoner con attico di lusso che si nutre di sangue umano come tanti altri. E probabilmente è proprio questo ciò a cui alludono Gatiss e Moffat, con il loro bel «mostro» che potrebbe aver studiato a Eton. Ma del principe delle tenebre non resta che il ricordo.

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