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Dorgali, attentato alla sede Pd: «Poveva uccidere»

Dorgali, attentato alla sede Pd: «Poveva uccidere»Attentato alla sede del Pd di Dorgali

Sardegna Un altro avvertimento a Cardedu: incendiata l'auto del sindaco. Entrambi i paesi del nuorese sono turistici con forti interessi edilizi ma al momento gli investigatori non si spiegano i motivi delle intidamidazioni

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 31 luglio 2019

Erano le due quando ieri un forte boato ha rotto il silenzio della notte a Dorgali, uno dei maggiori centri turistici sulla costa orientale della Sardegna. L’esplosione di una bombola di gpl ha distrutto la sede del Partito democratico, al piano terra di una casa in via La Marmora, al centro del borgo.

Danni gravi anche a tutto l’edificio. L’onda d’urto ha infatti scagliato all’esterno detriti e blocchi di cemento che hanno distrutto un’auto parcheggiata. Fortuna ha voluto che sulla via non passasse nessuno. Sulla base dei rilievi dei Vigili del fuoco, i carabinieri di Nuoro che conducono le indagini danno per certa la natura dolosa dell’esplosione. La bombola di gpl è stata collocata all’interno del circolo Pd da qualcuno che voleva compiere un attentato.

A Dorgali le ultime elezioni politiche sono state vinte dal Movimento Cinque Stelle. Il Pd è all’opposizione. Ma il confronto tra le due parti, seppure vivace e a tratti aspro, non ha mai superato i limiti della correttezza. Tra i primi messaggi di solidarietà quello della sindaca M5s, Maria Itria Fancello: «È un triste risveglio quello di stamattina. A tutto il Pd dorgalese, senza alcuna esitazione, va la solidarietà mia e di tutta l’amministrazione comunale. Coraggio».

I primi a non capacitarsi dell’accaduto sono i militanti del Pd di Dorgali. «Non abbiamo avuto alcuna avvisaglia della violenza che covava contro il nostro partito – dice Valentina Schirru, segretaria del circolo – Gli investigatori ci confermano che è stato un atto doloso. Ma il movente ancora dobbiamo capirlo. Penso con paura alle persone che avrebbero potuto essere colpite. Sarebbe potuta finire molto peggio». Forte il sostegno che arriva da Roma, con una nota del segretario nazionale Nicola Zingaretti: «Ancora una volta ci troviamo di fronte a un gravissimo attacco contro un circolo del Pd. Chiediamo di fare piena luce su questa ennesima intimidazione. Sicurezza vuol dire prevenire la violenza, non avvelenare i pozzi come avviene ormai di frequente. Invito i nostri iscritti alla massima sorveglianza». Solidarietà anche dal capogruppo al Senato, Graziano Del Rio: «L’atto criminale contro la sede del Pd di Dorgali è molto grave e allarmante. Mentre confidiamo che si faccia presto luce e si identifichino gli autori, ribadiamo che la comunità dei democratici non si lascia spaventare e proseguirà nell’azione contro il clima e il linguaggio d’odio e di violenza alimentato nel paese».

Michele Bordo, vicecapogruppo Pd alla Camera, aggiunge: «Episodi di razzismo, violenze, intolleranza, insulti pesanti sui social, attentati: l’ultimo ai danni di una sede del Pd in Sardegna. Sono ormai il segno evidente di un clima di odio che continua a diffondersi sempre di più nel paese e che rischia di avere conseguenze molto pericolose. E’ il momento di impegnarsi tutti ad abbassare i toni».Un’ora e mezza dopo il circolo Pd di Dorgali, è seguito un secondo attentato: un incendio doloso ha distrutto l’Audi A4 di Matteo Piras, sindaco di Cardedu, un altro comune turistico, a un’ottantina di chilometri a sud di Dorgali.

Per ora, anche qui buio sul movente. In consiglio comunale è in corso la discussione sul nuovo piano urbanistico, in una zona dove gli interessi legati al turismo – come a Dorgali, del resto – sono molto forti. Su Fb Piras, ex Pd eletto da poco a capo di una lista civica trasversale ai tradizionali schieramenti politici – scrive: «Il modo per farmi conoscere i problemi sarebbe dovuto essere un altro: venire a dirmelo a voce, in maniera civile. Mi avrebbero potuto fermare anche per strada: avremmo chiarito».

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