Doppio binario narrativo per una vita minuscola: romanzo di Étienne Kern
Alias Domenica

Doppio binario narrativo per una vita minuscola: romanzo di Étienne Kern

Scrittori francesi «Il sarto volante», dall'Orma
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 6 novembre 2022

A partire dal 1908, anno in cui Wilbur Wright si alzò in volo sui cieli di Parigi lasciando tutti sbalorditi, la Francia fu presa da una passione collettiva e irrefrenabile per le imprese dei nuovi eroi, i piloti degli aeroplani. Era un’epoca di grande entusiasmo, si realizzava infine uno dei sogni dell’umanità, quello di librarsi in cielo sulle ali di fragili intelaiature dotate di motore. Dopo i primi esperimenti passati quasi inosservati, l’aereo dei fratelli Wright dimostrò senza ombra di dubbio che le macchine volanti erano in grado di funzionare. Qualche anno dopo, il più celebre fra quei piloti francesi divenne anche uno scrittore, capace di esprimere nelle sue opere quel radicale cambiamento di prospettiva reso possibile dall’esperienza del volo. «L’aereo ci ha fatto scoprire il vero volto della terra» scriveva Antoine de Saint-Exupéry, che del volo saprà elaborare una visione originale e intima, scevra da atteggiamenti superomistici. La visione dall’alto, scriveva, mette in comunicazione tutti i luoghi della terra, è rivelatrice della sua unità senza confini, e accomuna gli uomini al di là delle loro diversità. La vicenda umana narrata nel libro di Étienne Kern, Il sarto volante (traduzione di Anna Scalpelli, L’Orma pp, 136, € 16,00) si situa proprio in questo nodo di relazioni che unisce destini appartenenti a epoche diverse, nell’esperienza del volo.

A partire dal mito, il volo è sempre stato associato alla caduta, e i temerari che lo sperimentarono nei primi decenni del Novecento pagarono un prezzo altissimo in vite umane. Fu così che in quegli stessi anni si fece strada l’idea di costruire un paracadute che permettesse ai piloti di lanciarsi in caso di guasto. Franz Reichelt, boemo emigrato a Parigi dove esercitava con successo il mestiere di sarto per signore, sperimentò una sorta di tuta alare che nel suo progetto doveva consentire di planare lentamente verso terra, rendendo inoffensiva la caduta. Convinto di aver trovato la soluzione, chiese e ottenne il permesso di fare una prova lanciando un manichino vestito della sua tuta dal primo piano della Tour Eiffel, altro simbolo dell’elevazione che il progresso sembrava promettere all’umanità nei primi anni del secolo. All’ultimo momento, sicuro del successo, si lanciò lui stesso, senza che nessuno degli spettatori accorsi a vederlo e a fotografarlo lo fermasse. Chiunque digiti oggi il suo nome nella rete vedrà apparire il filmato del suo tragico volo, che costituisce uno dei primi esempi di morte morbosamente mediatizzata del Novecento.

Étienne Kern recupera dagli archivi questo e altri documenti fotografici per tracciare la storia del sarto volante, costruendo un testo che alterna capitoli in caratteri tondi e corsivi, creando due serie parallele, che alludono all’architettura elaborata da Perec in W o il ricordo d’infanzia; come la storia dell’isola di W fa specchio ai labili ricordi autobiografici di un’infanzia sconvolta dalla Shoah, la tragica vicenda di Franz Reichelt trova una eco nelle riflessioni presentate come autobiografiche nei capitoli in corsivo. La «piccola vita» del sarto ricreata nella scrittura entra in risonanza con i traumi di un io scrivente, segnato dalle cadute – incidente o suicidio – di persone care. È evidente l’intento di inserirsi in quella narrativa che ripercorre vite minuscole rimaste sommerse dal fiume della storia per risarcirle e restituire loro piena dignità. Una dimensione collettiva forse meglio palesata dal titolo originale Les envolés, dove si rendeva più immediatamente percepibile l’intreccio di esistenze amate e «volate via», ricordandole tutte «nel fruscio attraversato da silenzi» del loro ultimo volo.

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