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Doppio anniversario per Smetana

Bedrich SmetanaBedrich Smetana

Improvvisi Nelle opere del compositore ceco, nato duecento anni fa, il confine tra commedia e tragedia è labile

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 12 maggio 2024

Puccini assegnava un profondo senso drammaturgico alla citazione con cui comincia la sua Madama Butterfly: il motivo che gira su sé stesso attaccato dai violini e che poi si sviluppa via via con un fitto contrappunto è lo stesso che attacca l’ouverture della Sposa venduta di Bedrich Smetana. Cio-cio-san è di fatto una sposa venduta all’ufficiale della marina statunitense. Ma l’allusione è ancora più penetrante. L’opera di Smetana è una commedia, e la vendita della sposa è una finzione, come lo è per Pinkerton. A crederla vera è solo Butterfly, ma la finzione le si volge in tragedia.

C’è di più: in Puccini, come in Smetana, il confine tra commedia e tragedia è labile, sfuggente. Il sottosuolo dostoevskiano emerge in superficie tanto nel musicista ceco quanto in quello italiano, ma in Smetana è più evidente. La finzione è in realtà una rappresentazione del vero e il riso diventa spesso una maschera della sofferenza. Anche quando scrive musica strumentale, per esempio un quartetto, un trio, un poema sinfonico, che dovrebbe essere musica a programma, Smetana li elabora e ne fa musica assoluta; d’altronde, è possibile leggere un programma anche nella sua musica strumentale. Il modello è naturalmente Liszt, allievo di Czerny, che fu a sua volta allievo di Beethoven ed è anche lui boemo come Smetana. Liszt fu l’unico ad apprezzare il trio in sol minore che la critica aveva stroncato.

Aveva ragione: è un capolavoro. Ed è, anche, una musica totalmente nuova. Si suole considerare Smetana come il fondatore della musica nazionale ceca. E in un certo senso lo è: in maniera molto particolare, feconda di suggerimenti per la musica che verrà dopo di lui. Il carattere boemo è certo impresso dalle molte melodie popolari citate o inventate, ma Smetana ha un modo non folkloristico, non decorativo di adoperare il canto e le danze popolari, e su questa strada lo seguiranno anche Dvorák e Janácek. La fonte popolare è, infatti, inserita in un sistema di elaborazione armonica e formale che ha assimilato la tradizione tedesca: non è difficile riscontrare in Smetana andamenti che ricordano Schumann, Brahms, e perfino Schubert, da una parte, e che preannunciano dall’altra Bartók, per la rielaborazione di moduli popolari con criteri della tradizione colta, soprattutto contrappuntistica, della musica tedesca. Nell’attacco del trio in sol minore il violino solo ha una melodia esasperata, intensissima, che potrebbe essere l’improvvisazione di un violinista tzigano. Ma subito il profilo tematico è assorbito da una complessa elaborazione contrappuntistica e tematica dei tre strumenti. Anzi i vari temi sorgono tutti da una continua riscrittura dell’idea iniziale, come spesso accade in Liszt.

Nel primo quartetto in mi minore, sul suono tenuto del violoncello e i tremoli dei due violini, la viola intona una declamazione dolorosa che costituisce la base tematica dell’intera pagina. Smetana, tuttavia, è più noto nel mondo per i suoi sei poemi sinfonici intitolati Ma Vlast, la mia patria, dei quali il secondo, Vltava, la Moldava, è tra le musiche più famose e amate dal pubblico dell’intero pianeta. Lo scorrere del fiume tra le colline boeme è trasfigurato da una musica inarrestabile, che fluisce come un’onda. L’effetto è per l’ascoltatore irresistibile.

Come Beethoven, Smetana fu sopraffatto negli ultimi anni, da una sordità irreversibile, che lo condusse alla disperazione e pressoché alla follia. Morì, nel 1884, a sessant’anni, in un ospedale psichiatrico. Ricorrono dunque, quest’anno, due secoli dalla sua nascita e centoquarant’anni dalla sua morte. Vedere a teatro rappresentata qualcuna delle sue numerose opere, tutte mirabili – oltre alla più famosa Sposa venduta, anche Libuše, Dalibor, Il muro del diavolo – sarebbe un godimento insieme emotivo e intellettuale. Così come riascoltare il ciclo completo dei poemi sinfonici Ma Vlast. Ci si sorprenderebbe a confrontarsi con uno dei padri più significativi e intensi della nuova musica.

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