Era il 13 dicembre del 2019 quando l’allora Presidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Antonio Fosson, veniva indagato per scambio elettorale politico mafioso insieme a tre suoi assessori nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Torino sul condizionamento delle elezioni regionali del 2018 da parte della ’ndrangheta. Fosson era a capo del movimento autonomista Pour Notre Vallée (una delle molteplici scissioni dell’ex “partito stato” dell’Union Valdôtaine) ed era divenuto presidente solo dopo che, per la prima volta nella storia della Valle, gli autonomisti avevano raggiunto gli stessi seggi di un partito “nazionale”, la Lega di Salvini.

La Valle d’Aosta è l’unica regione italiana dove si elegge solo il consiglio (35 seggi) con un sistema elettorale proporzionale e, di norma, la lista che ottiene più eletti esprime la figura del governatore. Nel 2018, a sorpresa, l’Union Valdôtaine ottenne sette consiglieri esattamente come la Lega e, grazie al passaggio di una propria eletta in un altro gruppo, perse la possibilità di esprime il governo della Regione a vantaggio proprio della salviniana Nicoletta Spelgatti. La Lega con una maggioranza abborracciata in alleanza con parti del composito fronte autonomista non durò nemmeno un anno e cadde vittima di un ribaltone, facendo tornare lo scettro nelle mani del vecchio notabilato che governa la Valle da sei lustri.

Lo scandalo di dicembre però ha terremotato nuovamente il quadro e l’Union ha quindi provato a ritornare in sella anche con l’appoggio esterno di due dei tre consiglieri della sinistra di Impegno Civico in chiave anti Lega. La nuova maggioranza non ha però retto e, ad aprile, si sarebbero dovute tenere le elezioni anticipate, rimandate a settembre per il Covid. Il 20 e il 21 settembre, quindi, i cittadini della Valle saranno nuovamente chiamati al voto sia per la regione che per il comune di Aosta dove, ad oggi, governa l’Union (e i centristi autonomisti di Stella Alpina) in alleanza con il Pd.

Il pattuglione di aspiranti consiglieri è distribuito su dodici liste dopo l’esclusione – con parere definitivo del Tar – della lista di sinistra Adu (Ambiente Diritti Uguaglianza) perché le sottoscrizioni sono state autenticate in modo scorretto. Almeno sette delle dodici liste sono riconducibili al fronte autonomista e a vecchi e nuovi notabili dell’Union Valdôtaine messisi in proprio.

Ovviamente la Lega corre per diventare il primo partito mentre il Pd, escluso dal consiglio regionale nel 2018 per 200 voti, tenta l’operazione “aperta” insieme a una parte del centro sinistra valdostano con la lista Progetto Civico Progressista. In Pcp è confluita anche una parte dell’esperienza di Impegno Civico con gli ex consiglieri regionali Bertin, Minelli e Padovani mentre l’altra consigliera, Daria Pulz, ha dato vita ad Adu. Oltre a Lega e Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono uniti mentre il Movimento 5 Stelle corre in solitaria.

Elezioni mai così incerte sia rispetto alla lista che otterrà più voti sia, soprattutto, rispetto a chi riuscirà ad eleggere consiglieri (lo sbarramento de facto è intorno al 5,7%) aprendo di nuovo ai giochi delle alleanze variabili. La maggioranza è fissata a diciotto consiglieri e, per la prima volta, è stata abolita (anche grazie all’inchiesta della magistratura) la tripla preferenza che favoriva cordate e voti clientelari. I 400 aspiranti consiglieri dovranno lottare fino all’ultimo per guadagnarsi il voto dei 100 mila elettori valdostani come dovranno fare gli aspiranti consiglieri comunali di Aosta dove sono schierate 10 liste. A giocarsi il ballottaggio probabilmente saranno Gianni Nuti per la Coalizione autonomista popolare progressista (che riunisce l’Union Valdôtaine, Stella Alpina e Pd-Progetto civico) e la Lega con Sergio Togni.

Per le comunali a sinistra di Pd-civici si presentano, con candidature separate, Potere al Popolo e Pci mentre anche qui Adu è stata esclusa. Da segnalare invece il passaggio di Lorenzo Aiello, ex esponente valdostano di Casapound, eletto cinque anni fa con la Lega, che oggi è candidato (insieme ad altri due suoi sodali) nelle liste di Fratelli d’Italia. Ad Aosta si vota con il maggioritario e oltre al Sindaco si sceglie anche il suo vice e si possono esprimere fino a tre preferenze.