Giorgia Meloni ha affidato a un post di facebook l’annuncio della fine della sua relazione decennale con Andrea Giambruno. L’ormai ex compagno della Presidente del consiglio si era distinto come «impresentabile» già da quando aveva commentato uno stupro ammonendo che «se non ti ubriachi il lupo lo eviti». In quella circostanza, Meloni aveva cercato di spiegare l’indifendibile, per chiarire che in modo «frettoloso e assertivo» il concetto espresso era in effetti di tenere la testa sulle spalle e di non abbassare la guardia. Non sappiamo se le sia costato, certo era apparso quantomeno stridente da parte di una donna rimediare a una considerazione tanto infelice su quella che è una violenza originaria immeritevole di attenuanti. Il colpo di grazia è arrivato però un paio di giorni fa, quando Giambruno in un fuorionda ha espresso apprezzamenti fuori luogo verso la giornalista Viviana Guglielmi.

Nel post di facebook, Meloni ha dichiarato che il rapporto con il padre di sua figlia era finito da tempo e che era arrivato il momento di prenderne atto. Oltre alla volgarità sconveniente di Andrea Giambruno, che non è un semplice giornalista che fa il suo lavoro ma inevitabilmente è stato anche, e forse soprattutto, il compagno di una delle più alte cariche dello Stato, ci sono due elementi che colpiscono in questa vicenda perché racconta qualcosa delle relazioni tra donne e uomini: la prima è che un uomo accetta con difficoltà, per non dire che rifiuta, di condividere la scena pubblica con una donna di potere, e invece di trovare una misura e una ragionevolezza di questa disparità reagisce raccattando i frutti di un privilegio di riflesso, per esempio cominciando dall’autorizzarsi a dire tutto ciò che gli passa per la mente. Perché se lui il potere non lo ha allora che il mondo veda una buona volta quale è il suo, quello di possedere un fallo. Sbandierandolo ai quattro venti, come se fosse di un qualche rilievo.

Il secondo elemento è l’ambivalenza di ciò che viene a rappresentarsi. Se è vero infatti che in molti hanno valutato le posizioni di Giambruno – soprattutto nel fuorionda di un paio di giorni fa – un attacco rivolto a Meloni, quell’atteggiamento senza filtri poggia su un immaginario a cui siamo abituati dal peggiore berlusconismo. Quel luogo simbolico andato a male in cui chiunque, in particolare le donne, serve come fonte di approvvigionamento per manzi da competizione, blateranti e in crisi esistenziale.

Insomma, Giorgia Meloni con determinazione si è levata di torno una discreta zavorra e, nonostante di Giambruni sia pieno il mondo, è almeno per lei una buona notizia.

C’è infine un terzo punto, più spiacevole, contenuto nel post scriptum della Presidente del consiglio, quando osserva che «tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua». Il tono allude ad avversari che non hanno giocato con lealtà, ma la storia che riporta è una breve parabola irreale: perché è noto che, anche opponendosi, la pietra verrà erosa. Ci auguriamo solo possano essere metodi più politici e meno da telenovela.