Donne, ancora alto il gap salariale rispetto agli uomini
Lo studio Aldai Indagine dei manager lombardi sull'occupazoione femminile: pagate il 7% in meno, in minoranza nei vertici aziendali. Ma diminuiscono i carichi familiari, condivisi con i compagni. Il presidente Mattarella, nel suo discorso di fine anno, si era riferito ai nodi ancora aperti del lavoro
Lo studio Aldai Indagine dei manager lombardi sull'occupazoione femminile: pagate il 7% in meno, in minoranza nei vertici aziendali. Ma diminuiscono i carichi familiari, condivisi con i compagni. Il presidente Mattarella, nel suo discorso di fine anno, si era riferito ai nodi ancora aperti del lavoro
In Italia il pay gender gap, il divario negli stipendi fra uomo e donna, sarebbe ancora elevato – pari al 7,3%, ma non quanto mediamente lo è nella Ue, dove si assesta a un livello più che doppio, al 16,3%. Il dato viene da una indagine svolta dall’Aldai (associazione lombarda dirigenti aziende industriali, aderente a Federmanager), che è stata diffusa ieri, all’indomani del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dedicato in buona parte ai nodi ancora aperti sul lavoro.
Dall’altro lato, però, la ricerca dice anche che si sarebbero alleggeriti i compiti di cura familiare tradizionalmente sempre a carico della donna, e non sempre ovviamente per sua scelta: i papà, infatti, dedicherebbero sempre più tempo alla cura dei figli più piccoli. Si diffonde anche in Italia, infatti, la figura del padre in «congedo parentale» per accudire i neonati, dopo il periodo di maternità obbligatoria a favore della madre. I padri che hanno beneficiato del permesso sono stati oltre 200 mila in 7 anni, coinvolgendo una coppia ogni otto. La quota è salita dal 7% delle coppie nel 2008 al 12,2% del 2014.
Infine, sempre secondo l’indagine dei manager lombardi, l’Italia sarebbe ancora indietro rispetto alla Ue per la presenza di donne ai vertici delle aziende. Le dirigenti, in tutti i settori, hanno superato il 29% rispetto al 26% di cinque anni fa. A fine settembre 2015, le donne manager erano 115.400 (29,3%) su un totale di 393.700. La quota maschile è scesa al 70,7%, con 278.300 unità. La media Ue è intorno al 33%. A settembre 2010 le donne dirigenti erano il 25,9% e gli uomini il 74,1%.
Proprio alle difficoltà dell’occupazione, e in particolare di quella femminile, si era riferito il Presidente Mattarella parlando dal suo appartamento nel Quirinale, nel discorso di fine anno: «L’occupazione è tornata a crescere. Ma questo dato positivo, che pure dà fiducia, l’uscita dalla recessione economica e la ripresa non pongono ancora termine alle difficoltà quotidiane di tante persone e di tante famiglie. Il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani», ha detto Mattarella.
«La condizione economica dell’Italia va migliorando e le prospettive per il 2016 appaiono favorevoli», ha proseguito il Capo dello Stato, aggiungendo però subito dopo che l’inaccettabile evasione fiscale «vale ben 7,5 punti di Pil» e danneggia la crescita e «gli onesti». «Soltanto dimezzando l’evasione si potrebbero creare oltre 300 mila posti di lavoro», ha aggiunto, spiegando subito dopo che «le tasse sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero».
Poi un riferimento speciale alle donne, a cui va un «pensiero di riconoscenza». «Fanno fronte – ha ricordato – a impegni molteplici e tanti compiti, e devono fare ancora i conti con pregiudizi e arretratezze. Con una parità di diritti enunciata ma non sempre assicurata; a volte persino con soprusi o violenze». E non è un caso se quattro nomi citati nel suo discorso sono femminili: Fabiola Giannotti, che assume la direzione del Cern di Ginevra, l’astronauta Samantha Cristoforetti e l’atleta paralimpica Nicole Orlando. Non dimenticando un quarto nome, quello di Valeria Solesin, uccisa il 13 novembre scorso dai terroristi al Bataclan di Parigi.
«Ha ragione Mattarella – ha commentato Annamaria Furlan, segretaria della Cil – la politica significa affrontare con senso di responsabilità i problemi delle tante persone che oggi cercano o hanno perduto il lavoro, dei giovani, delle donne, delle famiglie bisognose, delle categorie svantaggiate come gli anziani o i disabili».
«Del messaggio del Presidente abbiamo apprezzato il richiamo ai valori del lavoro e ai persistenti problemi della disoccupazione giovanile, femminile e nel Sud», ha detto Carmelo Barbagallo, segretario della Uil.
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