IMMIGRATO
Italia, 2019, 2’59”, musica Checco Zalone, regia: Luca Medici
giudizio: cult
L’assurda polemica che sta accompagnando l’uscita del music video di Zalone – clip-trailer che annuncia il suo nuovo film Tolo Tolo – dimostra che questo paese non sarà mai maturo per la satira e per lo stile politically uncorrect che contraddistingue il cinema del comico pugliese. La netta presa per il culo in funzione anti-salviniana di Zalone, che gioca da sempre con i luoghi comuni, è piuttosto evidente: “Prima l’italiano!”, risponde l’immigrato alla domanda “ma perché ti sei portato a letto proprio mia moglie?”. Segue coro dei rappresentanti di diverse etnie che rincarano la dose verso il malcapitato. L’impostazione visiva è classica (ma efficace), con il testo che è già una sceneggiatura ed è stato pensato ad hoc per essere messo in scena. Forse è un caso che sia stato girato proprio nel famoso condominio di viale XXI aprile set di una Giornata particolare, ma, di questi tempi può assumere un ulteriore significato.
RIM ALMAR’A
Italia, 2019, 4’16”, musica Almar’à, regia: Francesco Cabras
giudizio: classico
E’ di produzione italiana Rim Almar’a, anche se batte bandiera mediterranea, essendo coinvolti in questa interessante operazione 13 musiciste di 9 diversi paesi (tra cui Siria, Tunisia, Turchia, Kenya, Egitto). Il progetto (il cui significato è “donna con dignità”), nasce dall’esigenza di superare stereotipi e barriere culturali, fondendo musicalmente la linea melodica araba con l’armonizzazione occidentale. Cabras sceglie l’elegante procedimento delle silhouette (solo pensando al rapporto musica/immagine vengono in mente gli inserti con l’orchestra del disneyano Fantasia) anche se le loro sagome nere – che eseguono questo brano tradizionale tunisino – vengono nella seconda parte del video intarsiate con visioni della natura, tutte rigorosamente originali. Queste textures, oltre a rendere il video cromaticamente vivace, quasi suggeriscono che Rim Almar’a potrebbe benissimo funzionare sotto forma di installazione pluricanale.
MARIETTE
Malta, 2016, 5’06”, musica: Airport Impressions, regia: Steven Vella
giudizio: bello
La band maltese ha fuso insieme il clip del brano tratto dall’omonimo album con uno spot dell’Hospice Malta, clinica dove sono ricoverati i malati terminali e, grazie al filmmaker Vella, il risultato è altamente poetico e onirico. Il fulcro su cui ruota il video è la sequenza di un rituale collettivo e simbolico: su una montagna un gruppo di donne incita una serie di uomini ad arrampicarsi su una pertica per afferrare un drappo nero. Nel finale – che si conclude con la frase “When All I Have Is Yours” – il giovane protagonista che ha superato quella che sembra una prova, un rito di passaggio, accompagna sua madre a morire. Mariette è tutto giocato sui toni spenti, al limite della decolorazione, per aggiungere pathos alla vicenda. Lodevole il fatto che gli Airport Impressions compaiano solo nelle inquadrature finali, accompagnando con la chitarra il suggestivo funerale sul mare.
SOLSBURY HILL
UK, 2003, 4’20”
musica: Peter Gabriel
regia: York Tillyer
giudizio: magico
Del clip di Solsbury Hill esistono ben 4 versioni; la prima del 1977 realizzata da Gabriel con il videoartista Peter Campus, la seconda del 1990 diretta sempre dallo stesso musicista con Graham Dean e Peter Chater, la terza del 1993 e, infine, quella che potremmo definire “remix” del 2003 (inclusa nella collection dvd Play) a cui facciamo riferimento. L’operazione che Gabriel compie spesso è quella di rimettere le mani sempre sullo stesso video, dunque l’ultima versione è il risultato di una serie di stratificazioni che include sequenze di quelle precedenti con l’aggiunta di altri materiali. Tra surreale ed expanded, il video presenta anche situazioni narrative. Immancabili infine le metamorfosi di Gabriel, con il suo volto intarsiato in una texture di dissolvenze incrociate, sovrapposizioni, finestre che si aprono nell’inquadratura.