Con la guerra tra Ucraina e Russia si è tornati a parlare di possibile (prima o poi, chissà) «fine del mondo». Ma allora può insegnare qualcosa ricostruire vicende di «fini del mondo» molto più antiche. È ciò che fa un recente libro di Roberto Gremmo, uno studioso di Biella sempre molto attento ai documenti. Si intitola Il nuovo Messia e la Madonna rossa (Storia ribelle, pp. 160, euro 18,00), ed è la nuova edizione di un libro pubblicato nel 1997. Il «nuovo Messia» era Francesco Grignaschi, un sacerdote piemontese che nella metà dell’Ottocento (morì nel 1883) si considerò e venne ritenuto un «apocalittico», erede dell’Apocalisse descritta secondo alcuni (ma oggi, meno che in passato) dall’apostolo Giovanni. Di certo, Grignaschi dietro ebbe un grande numero di montanari e contadini, che lo seguirono in diversi paesi del Piemonte.
Su di lui, a partire dal 1990 sono uscite prima delle tesi di laurea poi dei libri, in particolare di Lorenzo Mondo e di Giorgio Baietti. Le più rilevanti e recensite sono le cento pagine di Mondo, Il messia è stanco (Garzanti, 2000), ma sono stati tutti frutti di un forte orgoglio regionale, che hanno considerato il Piemonte dell’Ottocento un luogo «identitario».

Del resto anche Gremmo è piemontese, ma la sua è una ricostruzione diversa: prima di tutto ripercorre i conflitti sociali nello Stato sabaudo, dove le «tensioni mistiche» facevano parte di un duro scontro anche politico. Per questo, Gremmo stabilisce anche un rapporto tra il caso Grignaschi e quello di un altro apocalittico, però dell’Italia centrale e dei decenni successivi (ma il prete potrebbe averlo conosciuto): ovvero Davide Lazzaretti di Arcidosso in Toscana, che pure lui, con la sua gente, si ribellò, ma nella seconda metà dell’Ottocento e nell’Italia unita; e venne piuttosto misteriosamente ucciso da un milite il 18 agosto 1878. Per capirci, Gremmo ha ricostruito su Grignaschi una situazione molto diversa da quella raccontata da Claudio Magris sul Corriere il 15 maggio 2000, a commento del libro di Mondo: non fu un’apocalisse «di grandi sogni e povere realtà», ma un vero scontro duro di semplici contadini contro lo stato sabaudo (di Carlo Alberto) e la Chiesa (di Pio IX), alleati tra loro. E nella prima metà dell’Ottocento piemontese quel prete fu un punto di riferimento in quella lotta.

Grignaschi in un primo tempo era intervenuto a favore del re, rivelando alcuni complotti massonici che sarebbero stati organizzati contro di lui: ma non è ben chiaro (in questa storia mancano davvero tanti particolari) che cosa il re accettò di quest’ultima denuncia. La monarchia, che si stava modernizzando, aveva una religione di Stato (il cattolicesimo), ma allo stesso tempo cercava con forza di comandare la struttura contadina proprio attraverso la Chiesa. E i contadini (insieme ai montanari) non lo accettavano. Così dai loro centri partì quella vera piccola guerra contro la Chiesa ma anche contro lo Stato ispirata proprio da Grignaschi. Il quale ebbe allora, inoltre, rapporti con alcuni movimenti «deviati» e apocalittici dell’epoca: come quelli eredi dei francesi «Fareinistes», il gruppo di contadini che si era battuto contro la Rivoluzione francese. Ma tra i «grignaschini» sortì pure un precoce femminismo popolare, essendo spesso le donne al comando in quel mondo vicino alla terra (come accadeva anche in Emilia). E ci fu anche qualche rapporto sessuale di qualcuna con lo stesso prete.
La sua resta una vita ancora oggi non del tutto chiara: in particolare, mancano diversi dati della storia della Chiesa che lo riguardano. Nato nel 1810, era giunto come nuovo parroco a Cimamulera, in val d’Ossola, a 26 anni e aveva incominciato subito a scrivere per ricordare e venerare la Madonna.

Fu così che nel paese ossolano si sviluppò una forte devozione religiosa, via via sempre meno accettata dalla Chiesa locale (il vescovo di Novara) e poi da Roma. Crebbero soprattutto i casi delle due giovani donne che, prima l’una, che presto morì, poi l’altra, iniziarono a essere considerate «veggenti» e «madonne» miracolose o semi-miracolose, ben accolte o ispirate dal prete piemontese. Grignaschi sempre più predicava come un «nuovo messia». Per questo venne attaccato dal vescovo di Novara ma anche da laici e massoni delle città ossolane.

Arrestato nel 1847, fu messo sotto processo proprio per il suo comportamento contro la Chiesa. Carlo Alberto nello stesso periodo preparava la fine della discriminazione dei valdesi, culminata nell’«editto di pacificazione» del 17 febbraio 1848. Ma non accettava la «ribellione» nella Chiesa cattolica.
Comunque, per allora il prete venne assolto e trasferito in un altro paesino dell’astigiano, Viarigi. Lì crebbero gli effetti del «nuovo messia». E i contadini (qualche migliaio) ricominciarono a seguire lui e la sua ultima Madonna (la «nuova Maria», il nome era Domenica Lana) con fervore e processioni. Un notaio, convertito alla nuova «setta», pubblicò persino un libercolo, Crux de Cruce (agosto 1849), che descrisse quella di Grignaschi come un’autentica nuova apocalisse e ne raccontò in dettaglio l’esaltato misticismo. La Chiesa, disse il libercolo, sarebbe stata «distrutta», Cristo sarebbe rinato in un nuovo uomo, appunto il «nuovo messia», e perfino il papa, Pio IX, presto sarebbe morto. Vari giornali teorizzavano che Grignaschi possedesse un vero «magnetismo», come veniva definita la capacità «scientifica» di trasmettere sé stesso agli altri. Risultato: Crux de Cruce il 21 febbraio 1850 fu inserito nell’Indice dei libri proibiti, un esempio di rilievo, scrisse anni dopo Cesare Cantù, dell’eretismo italiano. Giunse anche la scomunica, il 24 aprile 1850.

Ed ecco il secondo attacco e il secondo processo (luglio 1850), questa volta a Casale Monferrato. I giornali, liberali e cattolici, ne scrissero a lungo. E allora a difesa di Grignaschi intervenne un nuovo personaggio, il celebre libero pensatore e deputato Angelo Brofferio. Quanto al parroco, al processo testimoniò, in pratica definendosi un vero anti-Cristo. Il risultato fu una condanna a dieci anni di carcere a Ivrea e perfino la successiva richiesta di Brofferio al re di concedere un’indulgenza, venne ignorata.

Don Grignaschi

Non era finita. Nelle campagne del Monferrato partirono nuove agitazioni a base religiosa. E la Chiesa intervenne e questa volta a livello altissimo: nel 1856 nel Monferrato (il parroco era in carcere) giunse niente meno che don Bosco. Anche lui, si diceva all’epoca, possedeva un «magnetismo», come Grignaschi, e Gremmo lo sottolinea. A quanto pare (altra circostanza da chiarire: pure don Bosco è una figura da studiare in profondità, al di là delle biografie salesiane) parlò col parroco dopo che costui venne liberato. Seguì un’abiura pubblica di Grignaschi (aprile 1857), che però forse dopo fu cancellata: lo si ricava da un libretto del 1868, che riprese le tesi di Crux de Cruce e venne pubblicato nella Svizzera protestante. Infine c’è l’altro «apocalittico», Davide Lazzaretti: il prete piemontese ebbe rapporti con lui?

Anni fa Ernesto de Martino ha analizzato molte vicende apocalittiche e millenariste. Furono testi poi raccolti nel libro postumo La fine del mondo (Einaudi, 1977). Ma il «grande padre» dell’antropologia italiana si è concentrato sulla «magia» nel sud d’Italia, in particolare in Puglia e Basilicata. Da lì nacquero anche le sue idee sulle «fini del mondo», mentre non si occupò per nulla del Nord o del Centro Italia, i posti appunto di Grignaschi e di Lazzaretti. A quelle vicende storiche l’antropologia italiana si è avvicinata però con le ricerche di Clara Gallini, allieva di de Martino e autrice di un libro importante, La sonnambula meravigliosa (Feltrinelli, 1983), nonché curatrice della prima edizione de La fine del mondo (ma lontana dall’ultima, Einaudi «PBE» 2019).

La Gallini si è occupata proprio del «magnetismo» nell’Otto e Novecento, un fenomeno creato all’estero e in Italia nelle grandi città, collegandolo col nuovo «spiritismo», con il «sonnambulismo» e la chiaroveggenza. Anche lei però non ha parlato del «magnetismo» attribuito a Grignaschi, che provocò quella mobilitazione collettiva. In alcuni casi (si vedano le pp. 161-174 della Sonnambula) sul «magnetismo» la Gallini ha ricostruito il durissimo intervento della Chiesa e del Sant’Uffizio; ma anche lei senza riferirsi agli episodi collettivi, esclusi dalla nostra storia vera e propria. Resta quindi un pezzo delle vicende del nostro passato ancora pressoché sconosciuto. Mentre le apocalissi, intanto, rimangono un tema in primo piano.