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Don Favarin: «L’accoglienza si fa strada nonostante le infamie»

Don Favarin: «L’accoglienza si fa strada nonostante le infamie»

Nord Est In terra leghista sette centri e tanti volontari a fianco dell’attivissimo «don Gallo veneto»

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 31 luglio 2015

Don Luca Favarin, prete religiosamente senza tonaca, con un passato di cappellano nel carcere a contatto con serial killer, satanisti e mafiosi («Mai un segno di pentimento da queste due ultime categorie», ricorda). È tollerato dalle gerarchie ecclesiastiche con «ipocrisia democristiana», perchè a maggio è diventato «famoso» con le critiche al sindaco leghista Massimo Bitonci, scandalizzato perché una signora aveva accolto sei profughi nel suo appartamento in centro.

Così don Luca ha fatto il giro dei talk show, da Servizio Pubblico a La gabbia, mentre Zoro gli ha dedicato due puntate di Gazebo.

Giovanile a 43 anni, questa specie di Don Gallo veneto è specializzato in migranti. Dopo aver girato mezza Africa come volontario, ha cominciato ad aiutare le prostitute africane in Italia e gestisce, grazie ai fondi europei («Sempre tremendamente in ritardo»), ben sette centri di accoglienza sparsi tra la città e i Colli Euganei. Più un piccolo ristorante dove lavorano italiani e stranieri.

«È l’inizio di un programma di attività per migranti che includerà lavori artigianali o per il verde».

Sviluppi con Bitonci?

Dal punto di vista ideologico o di attitudine nessuno. Lui rimane sulle sue posizioni. Noi continuiamo il lavoro e riceviamo sempre più richieste da parte di persone che vogliono ospitare migranti in casa.

Effetto boomerang?

Esatto. La politica ha voluto intromettersi, ma ha ottenuto la reazione opposta.

Rimane una forte opposizione alla creazione di un hub di accoglienza per profughi…

Queste sono decisioni governative, o meglio prefettizie. E con i prefetti si lavora molto bene. C’è questa ipotesi di un centro di smistamento regionale, dove i migranti rimarrebbero un paio di giorni. Non è la soluzione migliore, ma nel breve termine avrebbe una funzione operativa.

C’è appena stato un blocco stradale a Este. Il sindaco Piva del Pd ha chiesto l’espulsione…

Si stanno avvicinando le decisioni sullo status dei migranti e non è sempre facile trovare una sistemazione di lavoro. Simili proteste hanno un senso. E la reazione del sindaco mi pare eccessiva.

E la recente scelta del duo Moretti-Serracchiani di adottare una politica più soft verso la xenofobia?

Non mi convince troppo. Mi pare più dettata dalla ricerca di consensi che dal voler fare gli interessi dei migranti.

E la diatriba dell’hotel di Eraclea che accoglie gli immigrati?

Un altro dei classici casini veneti che sottolinea la mancanza di dialogo tra prefetture e politica.

Da veneto, qual è il supposto razzismo?

Se venisse qui Barack Obama, o un famoso cantante di colore o un facoltoso sceicco musulmano, non ci sarebbe alcuna opposizione. Non ho problemi nel descrivere questa certa attitudine veneta non come razzismo o xenofobia, ma come infamia.

Il problema dell’immigrazione, in Italia, in generale?

In realtà, c’è stato recentemente un leggero aumento del flusso d’immigrazione. Poi il fenomeno è stato pompato. La politica sembra ferma. Ma bisogna anche considerare i problemi a monte: le classiche responsabilità occidentali per guerre, squilibri politici e fame.

E a livello europeo?

L’Europa arricchita e relativamente benestante non ha elaborato la sua mens colonialista e post-colonialista. La cosiddetta «emergenza imigrazione» ha fatto emergere la vocazione egocentrica ed egoista di una parte d’Europa.

Nel vostro centro sa essere duro con gli ospiti…

L’ho detto ai ragazzi: non sarò buono con voi, ma corretto.

Quindi il «buonismo» può essere una forma sottile di razzismo?

Certo: sono persone come le altre, con una storia, un carattere e un comportamento specifici. Confesso: non è un lavoro facile.

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