La vigilia della mia visita a Cnosso è una festa di paese, in una fortezza veneziana diroccata sul mare di Libia, nell’estremo sud dell’isola-gigante. Ci passo qualche ora, osservando un po’ in disparte i capannelli dei greci che cuociono carne, e soprattutto le danze. Uomini e donne si tengono per mano, e muovendosi disegnano un circolo, sospesi fra la serietà del gesto e un’allegrezza che trattiene qualcosa di malinconico. Si nutre, questa danza, come di un senso di perdita, un sentore incerto del tempo profondo da cui viene. Sono le stesse danze in cui in molti, fino a Karl Kerényi,...