Documenti, gioielli e pietre preziose nel bunker del boss
Erano capaci Il secondo covo è di proprietà a un ex indagato per associazione mafiosa assolto nel 2001. Indagato un oncologo di Trapani
Erano capaci Il secondo covo è di proprietà a un ex indagato per associazione mafiosa assolto nel 2001. Indagato un oncologo di Trapani
Come nei film gialli, la stanza segreta era dietro un armadio. Un bunker fortificato in una abitazione al piano terra di una palazzina a Campobello di Mazara (Tp), distante appena trecento metri dal primo covo in via Cb31 del boss Matteo Messina Denaro. È stato scoperto dagli investigatori che da tre giorni stanno setacciando l’intero paese. Si tratta di una stanza blindata, alla quale si accede dal fondo scorrevole di un armadio, pieno di indumenti. La perquisizione è avvenuta in presenza di Paolo Guido, il procuratore aggiunto di Palermo che coordina l’indagine.
A SCOVARE questo secondo covo, in via Maggiore Toselli, sono stati gli uomini del Gico della guardia di finanza attraverso l’analisi di alcuni dati catastali e i Ros dei carabinieri che hanno avuto una soffiata. Quest’appartamento è di proprietà di Errico Risalvato, indagato e poi assolto, nel 2001, dall’accusa di associazione mafiosa; è fratello di Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia ora libero, imprenditore del calcestruzzo. E’ stato proprio Errico Risalvato a consegnare agli investigatori la chiave della stanza blindata, dove non c’era un letto, non c’erano suppellettili. Sono state trovati gioielli, pietre preziose e alcune scatole, una piena di carte.
Dal primo covo, invece, è stata recuperata un’agenda dove il latitante annotava riflessioni sulla vita e sull’amore, le date degli incontri con la figlia, brani di lettere ricopiati. In uno scatolone c’erano tantissimi documenti sanitari, referti di visite specialistiche, molte oculistiche, sostenute da Messina Denaro negli anni. Le cartelle mediche dimostrano che il capomafia, incastrato proprio grazie all’inchiesta sulle gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi dottori. Uno, Alfonso Tumbarello, 70 anni, medico di base di Campobello di Mazara è indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. L’uomo, in pensione, è stato sospeso dalla loggia massonica «Grande Oriente d’Italia» di cui faceva parte.
NEL REGISTRO degli indagati c’è anche l’oncologo trapanese Filippo Zerilli: avrebbe eseguito l’esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche a cui il padrino di Castelvetrano doveva sottoporsi. Il paziente si era presentato al medico con i documenti di Andrea Bonafede. Lo studio del medico sarebbe stato perquisito dai carabinieri che devono accertare se Zerilli fosse a conoscenza delle generalità del paziente, così come è stato perquisito il reparto di oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate alla ricerca del primo esame istologico effettuato da Matteo Messina Denaro, malato di tumore al colon. Dalle indagini è emerso che Andrea Bonafede fu agganciato per la prima volta dal boss un anno fa che dunque da almeno un anno gravitava nella zona di Campobello di Mazara. Sarebbe dunque attorno al gennaio dello scorso anno, secondo quanto avrebbe raccontato il geometra agli investigatori e agli inquirenti, che ci sarebbe stato il primo contatto tra i due. Un incontro sul quale però Bonafede geometra non avrebbe fornito particolari dettagli affermando solo di esser stato intercettato dal latitante in paese. In quell’occasione, avrebbe ancora spiegato Bonafede, il boss gli chiese di acquistare l’abitazione in vicolo San Vito (CB31) in cui poi ha vissuto fino al giorno dell’arresto. Un acquisto che fu perfezionato a giugno del 2022.
IL PRIMO E IL SECONDO covo si trovano a 2 minuti a piedi dal bar Vito, dove il Ros dei carabinieri arrestarono 35 persone nel settembre dell’anno scorso, accusate di essere fiancheggiatori di Messina Denaro. Eppure, quel trambusto non è servito a mettere in guardia il latitante, che evidentemente ha continuato a sentirsi garantito dalla rete di protezione attorno a lui. Mentre Campobello di Mazara rimane sotto l’assedio delle forze dell’ordine, a Castelvetrano, che dista appena dieci chilometri, quasi 500 persone, soprattutto studenti degli istituti scolastici cittadini, ieri hanno preso a un sit-in in piazza per esprimere gratitudine ai carabinieri e ai magistrati. Nelle stesse ore nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila, Messina Denaro ha fatto la sua prima ora d’aria. Pare che il boss si sia organizzato la cella e sia molto attivo, mostrandosi sempre sorridente con il personale che incrocia nel carcere. E’ stato sottoposto ad una lunga visita medica, anche se nulla viene fatto trapelare sulle condizioni del boss: è certo che i sanitari stanno esaminando esami e documenti inviati dai medici di Palermo, poi verrà stabilita la strategia d’intervento tra cui anche la chemioterapia. Somministrazione che, secondo quanto si è appreso, sarà effettuata in uno spazio riservato in carcere alla presenza dell’oncologo, molto probabilmente lo stesso professor Mutti.
Oggi è prevista l’udienza del processo a Matteo Messina Denaro che si celebra a Caltanissetta. Il boss ha nominato due giorni fa l’avvocato di fiducia, la nipote Lorenza Guttadauro. Finora il processo, che si è concluso in primo grado con la condanna all’ergastolo, si è svolto in assenza dell’imputato accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Il procedimento, approdato in Corte d’Assise d’Appello è ormai alle battute finali. Messina Denaro potrebbe apparire in video collegamento dal carcere di L’Aquila.
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