«Dobbiamo smettere rapidamente di produrre Co2. Non c’è alternativa»
Intervista Irene, 41 anni, attivista di Ultima Generazione. Ieri nuova protesta dell'organizzazione ecologista: bloccata l’A1. Manifestanti in manette e poi in commissariato
Intervista Irene, 41 anni, attivista di Ultima Generazione. Ieri nuova protesta dell'organizzazione ecologista: bloccata l’A1. Manifestanti in manette e poi in commissariato
Ieri mattina gli attivisti di Ultima Generazione sono tornati a protestare sull’autostrada A1 tra Roma e Firenze, all’altezza di Fiano Romano. «Si scatenano i fenomeni estremi e si muore di caldo lavorando, ma la presidente Meloni si accoda ai partiti negazionisti europei», hanno denunciato in un comunicato. Il blocco stradale chiedeva lo stop ai sussidi ai combustibili fossili. È durato una ventina di minuti e ha fatto arrabbiare gli automobilisti. La polizia ha ammanettato i manifestanti, poi messi in stato di fermo. Nel pomeriggio a Milano, dove la circolazione era interrotta in diverse strade a causa del nubifragio di lunedì, altri attivisti hanno protestato scatenando le ire degli automobilisti. Irene, il cognome preferisce non dirlo, ha 41 anni ed è laureata in agro-zootecnica. È un’imprenditrice e un’attivista dell’organizzazione ecologista.
Caldo, grandine, nubifragi, incendi, frane. Tutto contemporaneamente. Il clima vi sta dando ragione?
Non è che il clima sta dando ragione a noi, è che noi abbiamo ascoltato il clima. Abbiamo ascoltato gli scienziati che hanno dimostrato chiaramente che qualcosa non va.
Le persone però continuano ad arrabbiarsi ai vostri blocchi stradali. Anche in quello di ieri sull’A1.
Succede perché è molto difficile pensare che si debba cambiare questo sistema, il modo in cui si produce, si vive. Succede perché è molto forte il bisogno del pane quotidiano. E su questo ovviamente siamo d’accordo. Ma dobbiamo renderci conto che siamo tutti nella stessa situazione: ieri l’Emilia-Romagna, oggi la Sicilia o Milano. Domani? L’Italia sta andando verso la desertificazione. Bisogna agire subito.
Anche a Milano, dove le macchine non potevano circolare per gli alberi abbattuti dal maltempo, gli automobilisti non se la sono presa con chi nega il cambiamento climatico ma con i vostri attivisti che protestavano. Perché?
Ci hanno fatto credere che questo sistema economico e politico avrebbe pensato al nostro benessere, ci avrebbe protetto, facendo il meglio per la società. Ma non è così ed è difficile rendersene conto. Chi ha più potere ha maggiori responsabilità, ma siamo tutti coinvolti.
In questi giorni c’è chi sostiene che l’ecologismo sia diventato una sorta di pensiero mainstream di cui diffidare.
Se ancora oggi vogliono pensare, nonostante tutte le evidenze, che l’anidride carbonica non c’entra nulla con quanto sta accadendo sarà difficile che cambino idea. Ma il punto non sono gli allarmi, il punto è trovare dei rimedi ai problemi concreti che abbiamo davanti: scarsità d’acqua, allevamenti intensivi altamente inquinanti, degrado del suolo. Affrontarli è più importante che stabilire di chi è la colpa. Uno dei rimedi più efficaci sarebbe smettere rapidamente di produrre Co2.
Meloni parlando agli elettori di Vox prima delle elezioni spagnole ha detto che l’ambiente va protetto ma bisogna contrastare il «fanatismo ultraecologista che sta portando la sinistra ad attaccare il nostro modello economico e produttivo».
Invece di andare sui massimi sistemi, sul capitalismo o sul marxismo, dobbiamo adottare un approccio pragmatico e adottare delle soluzioni. Non mi interessa sapere se le emissioni di anidride carbonica sostengano o meno questo modello economico, mi interessa trovare un’alternativa perché stanno distruggendo il pianeta. Se ci saranno meno posti di lavoro dovremo trovare il modo di ricollocarli da un’altra parte. Se ho il cancro devo smettere di fumare. Poi possiamo parlare di come sostenere i lavoratori del tabacco.
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