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Dl sicurezza, 17 deputati M5S chiedono di modificarlo

Dl sicurezza, 17 deputati M5S chiedono di modificarlo

Nuove crepe nel Movimento 5 Stelle Con una lettera al capogruppo della Camera. Salvini: «Va approvato in fretta»

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 20 novembre 2018

Otto emendamenti per provare a fare alla Camera quello che non è stato possibile fare al Senato: modificare il decreto sicurezza. I termini per presentarli scadono questa mattina alle 9,30 e se nel frattempo i firmatari non avranno fatto marcia indietro le proposte di modifica rappresenteranno l’ennesima crepa all’interno del Movimento 5 Stelle provocata dal provvedimento voluto dalla Lega e in particolare dal suo leader Matteo Salvini.

Ad annunciare gli emendamenti sono stati ieri 17 deputati pentastellati con una lettera al capogruppo alla Camera Francesco D’Uva. Il decreto, hanno spiegato, non fa parte del contratto di governo ed è «in contraddizione con il programma M5S». Ma soprattutto i dissidenti chiedono di poter discutere punti delicati come la riforma dello Sprar o la limitazione delle libertà personali dei migranti, in pratica l’ossatura del provvedimento che già ha provocato discussioni nel gruppo del Senato. Un confronto che, fa capire il finale della lettera, all’interno del M5S è sempre più difficile avere. «Concludiamo – hanno scritto infatti i diciassette- non più sperando in una maggiore collegialità e condivisione, come facciamo da tempo, ma chiedendola con forza».

La richiesta, però, è destinata a rimanere tale. Le prime reazioni dei vertici del movimento non fanno infatti sperare niente di buono. Nessuna riunione è stata convocata né sarebbe in programma, mentre sia D’Uva che Di Maio fanno capire di voler procedere senza rivedere le stesse situazioni già vissute a Palazzo Madama, dove i senatori De Falco, Nugnes, Fattori, Mantero e La Mura dopo aver chiesto inutilmente anche loro di poter discutere e modificare il testo, alla fine hanno abbandonato l’aula al momento del voto. «Il dl sicurezza è già stato migliorato al Senato e presto verrà approvato anche alla Camera», ha tagliato corto il capogruppo, mentre Di Maio è stato ancora più categorico nei confronti degli autori della lettera: «Credo che vogliano fare un’azione di testimonianza, ma mi aspetto lealtà al governo che va avanti finché è autonomo».

Va detto che diversamene dal Senato, alla Camera la maggioranza può contare su numeri più che solidi. Insieme, Lega e 5 Stelle dispongono di 346 deputati e se anche i 17 dissidenti dovessero disertare l’aula al momento del voto – previsto per il 23 novembre – l’esito finale resta scontato. E comunque l’ipotesi di un ricorso al voto di fiducia, come è già successo a palazzo Madama, resta sempre in campo.

Agli atti rimane quindi un crescente dissenso all’interno dei 5 Stelle, che ad appena otto mesi dall’inizio della legislatura non è un bel segnale per il governo. Come sa bene Salvini, che stanco delle incertezze grilline ieri non ha speso molte parole per l’ennesimo mal di pancia degli alleati. E il suo più che un commento è sembrato un ordine: il dl sicurezza «va approvato in fretta», ha detto il ministro ansioso di portare a casa il provvedimento.

Il decreto prosegue intanto il suo iter. Ieri in commissione Affari costituzionali sono stati ascoltati tra gli altri i rappresentanti dell’Anci, l’Associazione dei Comuni, e dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), e tutti hanno espresso forte preoccupazione per le conseguenze che alcune misure, come l’abrogazione della protezione umanitaria e il prolungamento del periodo di trattenimento nei Centri per i rimpatri, potranno avere sulla gestione di migranti e richiedenti asilo. «Siamo di fronte a un provvedimento socialmente pericoloso, oltre che incostituzionale in molte sue parti, che produrrà irregolarità, conflittualità sociale e marginalità, ledendo diritti fondamentali», ha commentato il deputato di +Europa e membro della commissione Affari costituzionali Riccardo Magi, firmatario di 100 emendamenti al testo. «L’obiettivo – ha spiegato il deputato – è disinnescare gli aspetti peggiori del decreto favorendo maggiori possibilità di regolarizzazione».

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