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Dl Infrazioni, le concessioni dei lidi aumenteranno solo del 10%

Dl Infrazioni, le concessioni dei lidi aumenteranno solo del 10% – Ansa

Governo Il decreto privilegia le offerte al rialzo economico, favorendo così i grandi capitali. I balneari annunciano nuove proteste

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 6 settembre 2024

Il governo Meloni non voleva certo raddoppiare i canoni sulle concessioni balneari. L’aumento del 110% era un errore di battitura, contenuto nella bozza del testo che circolava ieri, ripresa da agenzie e testate. In realtà il rincaro sarà solo del 10%, come emerge dalla versione definitiva del provvedimento pubblicata da Palazzo Chigi, che ha corretto il refuso. Persino le associazioni dei balneari non avevano detto nulla. Le due principali sigle, Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, si sono dette «insoddisfatte» del decreto licenziato mercoledì in consiglio dei ministri «perché prevede la messa a gara delle aziende». Ma non hanno commentato l’aumento dei canoni, da sempre il tallone d’Achille di una categoria che paga cifre piuttosto basse rispetto alla redditività delle concessioni. Ieri è però arrivata la sorpresa: il dl Infrazioni, dentro cui è contenuta la norma, riporta la percentuale del 10%.

Questo però non servirà a evitare di inimicarsi la categoria. Fino all’anno scorso Fratelli d’Italia prometteva di escludere le concessioni storiche dai bandi, mentre oggi le ha mandate a gara senza nemmeno qualche favoritismo. Le associazioni dei balneari stanno organizzando un’iniziativa di protesta, forse già per la prossima settimana. Il centrodestra ha sempre difeso gli interessi del settore, ma ha dovuto arrendersi all’Ue che ha imposto lo stop alle proroghe e l’applicazione delle gare previste dalla direttiva Bolkestein. Non prima di avere concesso altri due anni di tempo bonus, che guarda caso arriveranno alla fine della legislatura, quando si potranno fare altre promesse.

Ma in questo caso, la proroga è molto debole. Su ordine del Consiglio di Stato, il governo Draghi aveva fissato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023, mentre il governo Meloni ha dato la possibilità di estenderle fino al 30 settembre 2027. Con una sottigliezza: non si tratta di una proroga automatica e generalizzata, che è proibita dal diritto europeo, bensì di una libera facoltà dei sindaci. Che però è difficile ne usufruiranno, proprio perché la misura è illegittima ed espone al rischio di ricorsi da parte dell’Agcm.

Sempre che la norma sopravviva al vaglio del Quirinale, che già a febbraio 2023 aveva espresso perplessità sul rinvio di un anno disposto dal Milleproroghe del governo Meloni. Poco conta che in questo caso la proroga abbia ricevuto il beneplacito della commissione Ue; che è comunque insolito, se si pensa che fino all’altro ieri si opponeva. Ma d’altronde il 2027 è frutto di una mediazione portata avanti dal ministro Fitto, che forse proprio grazie a questo si è guadagnato la nomina a commissario europeo («il dl introduce disposizioni per risolvere definitivamente 16 procedure d’infrazione», si è affrettato a dire ieri).

In definitiva, il governo Meloni ha scaricato i balneari per intestarsi il merito delle gare, che generano più consenso rispetto alla difesa di una categoria che non gode della simpatia pubblica. Tuttavia il dl Infrazioni non cambierà la situazione sulle spiagge italiane, un bene comune che continua a essere gestito con rinvii illegittimi e norme inadeguate alla sua importanza. L’applicazione della Bolkestein avrebbe potuto essere occasione per perseguire una gestione meno privatistica; invece il governo ha previsto solo di sostituire gli attuali gestori con altri, che potranno godere di titoli dai 5 ai 20 anni. Il decreto impone di privilegiare non solo la qualità dei progetti in termini sociali e ambientali, ma anche le offerte al rialzo economico. Favorendo così i grandi capitali, che potranno accaparrarsi gli stabilimenti più redditizi.

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