Divergenti, uno spazio solo trans per una storia del movimento alla prima persona
Festival La rassegna che si svolge solitamente a Bologna, propone in presenza i film vincitori della passata edizione in streaming all'Angelo Mai di Roma. «Il genere non è appannaggio di nessuno» dice Nicole De Leo, co-direttrice insieme a Porpora Marcasciano, a cui è dedicata la mostra con le foto di Lina Pallotta
Festival La rassegna che si svolge solitamente a Bologna, propone in presenza i film vincitori della passata edizione in streaming all'Angelo Mai di Roma. «Il genere non è appannaggio di nessuno» dice Nicole De Leo, co-direttrice insieme a Porpora Marcasciano, a cui è dedicata la mostra con le foto di Lina Pallotta
«Noi trans siamo migranti in tutti i sensi, migranti di genere e in genere verso un corpo più nostro, verso un paese più familiare, verso una terra meno ostile». Con questa frase veniva lanciata lo scorso novembre la decima edizione di Divergenti, festival cinematografico dedicato all’immaginario trans e ideato da M.I.T. – Movimento Identità Trans. Un appuntamento radicato finora a Bologna dove ha sede l’associazione, la prima dedicata alle tematiche transessuali che è stata fondata in Italia nel 1979. L’ultima edizione della rassegna si è svolta in streaming ma, grazie al miglioramento della situazione epidemiologica, i film vincitori verranno mostrati nello spazio sociale romano Angelo Mai fino a domani. «Il nostro festival è unico perché non è un festival lgbt ma solo trans. Abbiamo fatto questa scelta perché c’è molto da dire, la storia è sempre stata scritta dagli altri, ora la stiamo scrivendo noi. Per questo è importante mostrare tanto le novità quanto le vicende storiche che ci riguardano» racconta Nicole De Leo, presidente del M.I.T. e direttrice artistica del festival insieme a Porpora Marcasciano, attivista storica del movimento trans.
È PROPRIO attraverso la figura di Porpora che, in queste giornate Divergenti, verrà ripercorso il lungo sentiero che dal ’77 ha portato alla nascita dei gruppi e delle lotte specificamente transessuali. Stasera sarà presentata la mostra fotografica a lei dedicata ad opera di Lina Pallotta, a cui seguiranno letture dal suo libro L’aurora delle Trans Cattive di Silvia Calderoni e Nicole De Leo. Domani invece Marcasciano presenterà un altro testo, Tra le Rose e le Viole (Ed. Alegre) e verrà poi proiettato lo studio in forma di video intervista Divieto di transito di Roberto Cannavò.
Gli eventi collaterali alla programmazione filmica hanno visto anche, ieri sera, un confronto sulla violenza sessista nel mondo dello spettacolo condotto dal gruppo Il Campo Innocente. Uno spazio di interlocuzione che si sta snodando in diversi luoghi della capitale – dall’occupazione del Globe Theatre al Teatro India fino all’Angelo Mai – a dimostrazione di quanto questo tema sia sentito fortemente nella comunità artistica. Anche Nicole De Leo, attrice a sua volta, racconta delle difficoltà per gli individui trans di lavorare nel cinema e nel teatro: «I circuiti non contemplavano le nostre figure a meno che non fossero definite in senso macchiettistico e di folklore, quasi come un incidente all’interno di un film. Le cose però stanno cambiando, ho lavorato in compagnie dove la mia presenza era desiderata, interpretando ruoli femminili che mi si addicevano e stravolgendo i cliché delle persone lgbt sulla scena».
Stasera verrà mostrato il film vincitore del festival, Alice junior di Gil Baroni, presentato all’ultima Berlinale racconta la transizione e la difficile adolescenza di una studentessa brasiliana interpretata dalla blogger e youtuber trans Anne Celestino Mota. Anche domani il Brasile sarà protagonista con Indianara di Aude Chevalier-Beaumel e Marcelo Barbosa visto a Cannes nel 2019. Il film si svolge nel periodo dell’avvento al potere di Bolsonaro e traccia il ritratto di Indianara Siqueira, militante trans e consigliera comunale a Rio de Janeiro insieme Marielle Franco, della quale nel film si ripercorre l’uccisione.
SONO STORIE di violenze quotidiane quelle che il ddl Zan vorrebbe scoraggiare, al cui proposito De Leo chiosa: «Siamo passati dalla purezza della razza alla purezza del genere, se facciamo questa equazione c’è sicuramente qualcosa che non quadra. Il genere non è appannaggio di nessuno».
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