Internazionale

Dissuadere e punire la jihad di giovani francesi in Siria

Piano d'azione del governo Hollande annuncia varie misure per lottare contro il fenomeno, in crescita, di ragazzi e ragazze che partono per combattere il regime di Assad in Siria e si arruolano nei movimenti islamisti più radicali. Tra 300 e 700 francesi sul posto, già 21morti. I giornalisti francesi appena liberati dopo 10 mesi di prigionia hanno confermato la presenza di carcerieri di origine francese ed europea

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 23 aprile 2014

Oggi il ministro degli interni, Bernard Cazeneuve, presenta un piano di una ventina di misure per lottare contro il fenomeno, in crescita, dei giovani francesi che partono per combattere la jihad in Siria, al fianco dell’opposizione islamista al regime di Assad. Lo ha annunciato François Hollande, all’inaugurazione della mostra Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, all’Institut du Monde Arabe. Secondo le fonti, ci sarebbero in Siria tra 300 e 700 combattenti francesi, 21 sono morti in battaglia. Il governo ha deciso di agire perché i quattro giornalisti francesi liberati sabato scorso dopo dieci mesi di cattività in Siria hanno affermato che tra i carcerieri c’erano individui che parlavano perfettamente francese. Tra i rapitori, ha confermato il ministro degli esteri Laurent Fabius, “ci sono dei francesi, dei belgi, degli italiani, insomma c’è tutta una serie di europei partiti, come dicono, a fare la jihad in Siria”.

Per Hollande, le misure dovranno “dissuadere, impedire e punire”. Il presidente ha anticipato che “la Francia applicherà un arsenale completo utilizzando tutte le tecniche, ivi compresa la cyber-sicurezza, per lottare contro questo fenomeno”. Hollande ha precisato che “questo piano non è concepito per impedire un atto di fede ma è fatto perché la religione non venga utilizzata ad altri fini, in particolare il più abominevole, il terrorismo”. Verrà fatta dell’informazione a scuola, verranno messe in atto delle campagne di sensibilizzazione delle famiglie, degli “sportelli” a cui potranno rivolgersi dei genitori che sospettano qualcosa, verrà reintrodotto l’obbligo dell’autorizzazione dei genitori per l’espatrio dei minorenni versi paesi a rischio, sarà istituita una schedatura di persone sospettate, in seguito a segnalazioni, iscritte nel registro Sis di Schengen, che permetterà di bloccarle all’aeroporto. Ci sarà una cyber-sorveglianza rafforzata.

Da quando è scoppiata la guerra civile in Siria, il fenomeno si è ampliato in progressione geometrica. Molti potenziali jihadisti sono minorenni, ci sono anche alcune ragazze, c’è una presenza di convertiti all’islam. In caso di morte sul campo, le famiglie sono state avvertite dalla Siria con un laconico Sms. “Il movimento attuale è massiccio – spiega il giudice antiterrorismo Marc Trévidic – è il sintomo di una radicalizzazione più ampia, facilitata da Internet”. La Siria, inoltre, è di più facile accesso che l’Afghanistan, per esempio, basta un biglietto aereo per la Turchia e qualche contatto sul posto per passare la frontiera. Le personalità dei giovani jihadisti sono diverse: lavoratori, disoccupati, studenti, anche liceali. I reclutatori sfruttano personalità deboli, alla ricerca di un senso o dei ribelli, delusi dalla società francese, contro la quale alimentano una reazione di odio. Molte famiglie sono riuscite ad impedire ai figli di fare il passo definitivo, ci sono stati genitori che sono andati fino al confine turco, delle madri hanno lanciato appelli d’aiuto.

 

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