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Disprezzo e violenza: il meglio della campagna elettorale di Vox

Disprezzo e violenza: il meglio  della campagna elettorale di VoxVox a Madrid – LaPresse

Sostiene Giorgia Meloni che le elezioni in Spagna del prossimo 23 luglio «sono una sfida affascinante per i nostri amici di Vox». Lo diceva proprio ieri a Varsavia, aggiungendo che […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 luglio 2023

Sostiene Giorgia Meloni che le elezioni in Spagna del prossimo 23 luglio «sono una sfida affascinante per i nostri amici di Vox». Lo diceva proprio ieri a Varsavia, aggiungendo che «la loro campagna mi ricorda molto la nostra; vedo utilizzate le stesse parole d’ordine, le stesse accuse, gli stessi tentativi di spaventare i cittadini ma so che non funziona perché ci sono già passata».

La verità è che la campagna elettorale il partito fascista stavolta lo fa direttamente dai governi locali in cui è già entrato dopo le amministrative di maggio: molti comuni e alcune comunità autonome. Contro l’immigrazione, contro la comunità Lgbtqi, contro il femminismo e contro la cultura. In tutti i governi in cui sono entrati, proprio in questi giorni che si celebra il Pride, la bandiera Lgbt (che loro chiamano «lo straccio arcobaleno») è stata tolta dalle facciate degli edifici pubblici; nelle abituali commemorazioni per respingere la violenza di genere dopo un femminicidio o non si alzano, o espongono cartelli dove sminuiscono la violenza contro le donne; e in molti piccoli comuni sono già state censurate opere come l’Orlando di Virginia Wolf, o come quelle dello scrittore spagnolo dell’Era d’Oro Lope de Vega, o un’opera teatrale su un maestro repubblicano prima della guerra civile e persino Buzzlightyear, una spinoff della celebre Toy Story, perché c’era un fugace bacio di due donne.

Per non parlare del telo immenso a Madrid (che la giunta elettorale ha fatto ritirare) dove il partito di estrema destra gettava nel cestino tutti i simboli più odiati: la bandiera comunista, quella arcobaleno, il pugno femminista, la bandiera catalana, il simbolo del movimento Okupa (contro gli sfratti) e quello dell’Agenda 2030, con gli obiettivi climatici e di sviluppo sostenibile dell’Onu. «Decidi quello che importa», diceva l’agghiacciante pubblicità.
Mentre il Partito popolare ammette allegramente che se sarà necessario Alberto Núñez Feijóo non si farà nessuno scrupolo ad aprire a questa gente le porte del governo, i partiti di sinistra cercano di evitare proprio quello che dice Meloni: sia socialisti, sia Sumar si affannano a difendere le misure sociali ed economiche del governo uscente, e cercano di lanciare proposte per un futuro governo. Ma è difficile riuscire a non sbandierare lo spettro di quello che potrebbe accadere nel Paese con un governo Pp-Vox dopo il 23 luglio.

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