Disney, le identità svelate
L'impaziente inglese Prima del 1942 la caccia era uno degli sport più praticati negli Stati Uniti. Dopo il ’42 ne iniziò il declino. Il motivo? Un adattamento cinematografico di un libro di […]
L'impaziente inglese Prima del 1942 la caccia era uno degli sport più praticati negli Stati Uniti. Dopo il ’42 ne iniziò il declino. Il motivo? Un adattamento cinematografico di un libro di […]
Prima del 1942 la caccia era uno degli sport più praticati negli Stati Uniti. Dopo il ’42 ne iniziò il declino. Il motivo? Un adattamento cinematografico di un libro di Felix Salten – pseudonimo del critico teatrale austriaco Siegmund Salzmann. Alcuni cacciatori – per la gran parte padri e capi di famiglia americani – tornano dalla caccia con i cervi legati ai tetti delle loro vetture solo per essere accolti dai loro figli in lacrime: ‘Papà! Hai ucciso Bambi! Hai ucciso Bambi!’ La lobby pro-caccia, preoccupata, tentò di insistere all’inizio del film sul fatto che si trattava solo di un’opera di fantasia e che in realtà gli sportivi americani non uccidono mai mai mai le mamme in primavera.
Ma Disney non ne volle sapere. Il cosiddetto ‘Fattore Bambi’ è stato aspramente criticato: provoca una reazione emotiva, dicono, e promuove una versione della natura che non ha nulla a che fare con la realtà. Gli occhioni grandi e la forma aggraziata offrono una visione pulita e romantica, una pastorale americana di peluches in cui la natura ‘rossa nei denti e negli artigli’ non esiste. Ma da Biancaneve al Re leone, da Dumbo a Alla ricerca di Nemo, lo zio Walt ha educato generazioni di bambini nel rispetto del cerchio della vita, nella cura anziché nello sfruttamento dell’ambiente e degli animali. Come diceva un adesivo per paraurti di qualche anno fa: ‘Il mondo guarda gli USA e gli USA guardano Walt Disney.’ Quando gli Stati Uniti combattono durante la seconda guerra mondiale, i nazisti odiano Topolino – e dopo la guerra Topolino diventa l’ispirazione per Maus, il fumetto di Art Spiegelman. In Vietnam, invece, i soldati di Full Metal Jacket marciano cantando la canzone di Topolino, rendendolo così simbolo di un nuovo impero di violenza ed oppressione.
In anni più recenti lo studio Disney ha raccontato storie che promuovono valori progressisti. Ci sono le principesse più o meno femministe di Ribelle, Frozen e Oceania; quest’ultimo è stato nominato ‘il film più femminista della Disney’, e la sua protagonista addirittura un’anti-principessa. In realtà, La Bella e la bestia con Hermione Granger non è tanto femminista quanto una favola della sindrome di Stoccolma al femminile. Ma offre anche il primo carattere apertamente gay, e per questo il film ha avuto dei problemi in Russia e in altri paesi con regimi omofobici.
È ironico che nessuno abbia mai notato che i personaggi gay sono onnipresenti nei musical. Elsa di Frozen canta: ‘D’ora in poi troverò la mia vera identità e sì vivrò per sempre in libertà!’ In inglese il titolo è ‘Let it go!’ Lascialo andare. Anche questo è un messaggio radicale.
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