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Disegnare è come fare il giro del mondo in tram

I bambini ci parlano Mi raccontate con parole vostre dove siamo andati venerdì mattina? «A vedere la mostra di Pamela». «Alla Biblioteca di San Pellegrino». «Siamo andati in biblioteca a vedere la mostra della […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 2 gennaio 2020

Mi raccontate con parole vostre dove siamo andati venerdì mattina? «A vedere la mostra di Pamela». «Alla Biblioteca di San Pellegrino». «Siamo andati in biblioteca a vedere la mostra della disegnatrice… Anzi, dell’illustratrice».

«Si chiama Pamela». «Si chiama Pamela Cocconi. Lei abita a Reggio Emilia». «Però dopo abbiamo fatto il laboratorio on lei». «Prima abbiamo parlato con lei e guardato la mostra, dopo abbiamo disegnato gli orsi». «Subito lei ha parlato di sé, ha fatto vedere il suo modo di disegnare, ha risposto alle nostre domande». «Da bambina, quando aveva la nostra età, era monella».

«Però le piaceva già disegnare. le è sempre piaciuto. Da subito». «Poi ha fatto vedere la sua firma disegnata». «Si dice logo». «Cosa?»
«Lo ha spiegato». «Cosa?» «Il logo! Il logo: cioè il suo disegno-firma, tipico di molte aziende famose». «Cosa è?» «Quel disegnino che, appena lo vedi, ti salta in mente una parola. Tipo la mela della Apple». «O la virgola della Nike». «Ah, sì!» «Poi… Poi lo ha disegnato nel grande bloc-notes alle sue spalle». «La sua firma-disegnata è… E’ un disegno composto da due nuvole, una di fianco all’altra, unite da un arcobaleno; e sotto alle nuvole e all’arcobaleno un occhio». «Poi abbiamo fatto i disegni-indovinello».

«Io le ho chiesto perché disegnava quasi solo in bianco e nero perché pensavano che non le piacevano i colori. Invece le piacciono. Ma quando disegna preferisce mantenere un solo colore».

«Dopo ci siamo spostati nella sezione bambini e ragazzi della biblioteca dove era la mostra. Prima di visitarla ci siamo seduti sul pavimento e l’abbiamo vista dall’esterno della «gabbia»». «La mostra era sulle pareti della gabbia, dentro e fuori». «Pamela ha spiegato che la mostra si divideva in due parti, due percorsi.

La prima era quella che scorreva esternamente, nelle pareti esterne della gabbia: quella che metteva in mostra alcune tavole preparatorie e pronte alla stampa del suo book coloring Il giro del mondo in tram. Perché erano disegnati in bianco e nero – pronti per essere colorati liberamente – tram di vari Paesi del mondo».

«Cosa è un book coloring?»
«Sono come mandala, ma sono treni». «Ha spiegato il segreto per colorare bene i mandala: usare pochi colori elasciare degli spazi bianchi». «La seconda parte della mostra si intitola A che gioco giochiamo? ed era fatta da 8 oggetti che Pamela ha disegnato. All’interno della «gabbia. In ogni angolo ci sono due oggetti e, sopra di loro, i due disegni». «Erano oggetti legati all’infanzia di oggi e di ieri. C’erano il cavallino a dondolo e la paperella, la palla e la trottola, ma anche il tablet».

«Dopo la spiegazione per dieci minuti ogni alunno è stato libero di visitare la mostra percorrendo avanti e indietro i due percorsi di cui ha parlato Pamela». «Aveva costruito anche un tram con delle scatole di cartone».

«Il Laboratorio era quando ci eravamo seduti ai tavoli e ci ha mostrato il suo orsacchiotto. Quello che aveva da bambina. Poi ci hanno dato un cartoncino e noi dovevamo disegnarlo come era, ma solo con un pennarello nero, non con la matita, non con la gomma». «Alla fine erano tutti diversi, i disegni».
Poi abbiamo fatti il battesimo. Vi ricordate come era?

«Ogni bambino mostrava agli altri il proprio disegno. Gli altri lo guardano e propongono un titolo».

«Orsacchiotto curioso, perché sembra che ha due occhi curiosi». «Orsacchiotto killer, perché ha uno sguardo cattivo». «Piccolino, perché è piccolino».
«Pelosetto. Perché è morbido». «Cuoricino». «Poi lo scriveva accanto al disegno, sempre col pennarello nero». «Noi rivedremo Pamela tra qualche mese. L’8 Maggio 2020. Perché poi lei mette insieme i nostri disegni e poi ci disegna sopra anche lei e fa un quadro grandissimo che dopo resta sempre nella biblioteca così noi quando ci andiamo, anche da grandi, ci ricordiamo di quello che abbiamo fatto con lei».

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