Discernimento
In una parola La rubrica settimanale di Alberto Leiss
In una parola La rubrica settimanale di Alberto Leiss
Spero che l’enciclica di Francesco sull’ambiente – in realtà sul complesso delle scelte etiche, economiche, scientifiche, relazionali che informano il nostro modo di vivere, di considerare uomini e donne, animali, e tutto ciò che chiamiamo natura – aiuti la ripresa di una discussione, di un dialogo, come ripete quasi ossessivamente il Papa nel suo testo, anche nel mondo laico della politica e della sinistra.
Un confronto capace di cominciare, almeno, a superare i gravissimi ritardi che bloccano la capacità di affrontare con nuovi fondamenti la crisi globale sistemica che stiamo vivendo.
Non pretendo certo di approfondire temi tanto ambiziosi. Mi limito a segnalare il fatto che questa esigenza è avvertita acutamente negli argomenti scelti dall’ultimo numero ( 2-3 del 2015) della rivista Critica Marxista che dedica due articoli e l’editoriale del direttore Aldo Tortorella proprio al discorso e all’azione che va conducendo il papato di Francesco.
Confesso di essere in flagrante conflitto di interessi, essendo non solo collaboratore di questa rivista, ma coautore, con Rosetta Stella, di uno degli scritti, una intervista al Vescovo Agostino Marchetto, che ha conosciuto bene Bergoglio ed è stato indicato dal Papa quale «migliore ermeneuta del Concilio Vaticano II».
L’altro intervento è della filosofa femminista Marisa Forcina, incentrato sul «buonsenso rivoluzionario» che anima la grande trasformazione della Chiesa avviata non solo da Francesco, ma anche dal suo predecessore Ratzinger e dalle modalità della successione tra i due papi.
La parola che qui propongo è discernimento, indicato come chiave della cultura del gesuita Francesco. Il significato corrente è abbastanza noto: dal latino discernere vuol dire dividere e scegliere. Quindi analizzare la realtà in dettaglio, con attenzione e profondità, e capire come agire nel migliore dei modi. Ma nella lezione che deriva, per Francesco, dall’insegnamento di Ignazio di Loyola, il termine si carica di significati molto più ricchi, che comprendono la forza dei sentimenti e del desiderio, il rapporto con Dio, la coscienza di sé.
Come, con spirito, osserva di se stesso nell’editoriale Aldo Tortorella, anche chi non è «toccato dalla Grazia» può imparare qualcosa da chi, da un punto di vista tanto diverso, sta compiendo una «radicale innovazione rispetto a una Chiesa troppo spesso vicina ai potenti, con il suo ideale di una Chiesa povera per i poveri».
E le «parole antiche» di un Papa risuonano oggi come una delle più forti voci critiche rispetto agli esiti globali del capitalismo finanziario vincente.
Ma il punto che segnalerei in conclusione, è che – come afferma Agostino Marchetto – la spinta ideale e etica che cerca il rinnovamento o la riforma nella Chiesa può farlo senza distaccarsi da una «tradizione con la T maiuscola», grazie alla capacità di reinverarsi continuamente nel tempo della parola di Gesù nel Vangelo.
A sinistra – se il paragone è lecito – e tra laici in gran parte non credenti, la possibilità di agire con un discernimento animato dalla spinta etica, mi sembra un’impresa più difficile. Anche perché gli esiti del «socialismo realizzato» hanno prodotto una catastrofe che rischia di impedire quasi qualunque riferimento a una «tradizione con la T maiuscola».
Non è davvero un caso – per me – che questi temi in Critica Marxista (che ne affronta diversi altri: dalla crisi dell’Euro al travaglio del mondo arabo, al dibattito sulla «coalizione sociale» di Landini) siano sviluppati grazie alla sapienza e alla mediazione di due femministe della differenza.
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