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Diritto al suicidio assistito, si apre un nuovo fronte

Diritto al suicidio assistito, si apre un nuovo fronteConferenza stampa con Mina Welby, Marco Cappato e Filomena Gallo – Ansa

Dopo la sentenza della Consulta Cappato: «Ora il dibattito in aula. Ci sono testi da cui partire come quello di iniziativa popolare, che ha già raccolto oltre 150mila firme»

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 27 settembre 2019

«Questa non è la fine del percorso che abbiamo intrapreso, quindi la felicità riguarda le persone, che noi non conosciamo, ma che ci sono e ci saranno, e che si trovano in quelle condizioni di sofferenza insopportabili, di malattia irreversibile e che da oggi non avranno almeno quella paura in più della minaccia per i propri cari e per i propri familiari». Marco Cappato è evidentemente soddisfatto per la sentenza con cui giovedì la Corte costituzionale ha dichiarato «non punibile» il suo gesto di accompagnare Fabiano Antoniani (alias dj Fabo) in Svizzera per porre fine alla sua vita. Un via libera che però i giudici sottolineano essere solo «a determinate condizioni». E, dunque, è proprio su queste «determinate condizioni» che si apre il nuovo fronte di lotta dell’associazione Luca Coscioni. «Ho aiutato Fabo perché lo consideravo un mio dovere – aggiunge Cappato -, adesso grazie alla Corte Costituzionale, sappiamo che era un suo diritto e sarà un diritto per tutte le persone che si troveranno in quelle condizioni, da oggi siamo tutti un po’ più liberi».

Le motivazioni della Corte arriveranno tra un mese – non ci sarebbero state grandi divisioni tra i giudici costituzionali in sede di discussione -, e soltanto dopo a Milano riprenderà il processo a Cappato, con la requisitoria dei pm, che già avevano chiesto l’assoluzione dell’esponente radicale imputato per istigazione o aiuto al suicidio.

È Mina Welby poi a perimetrare l’area della questione fuori dalle aule di giustizia: «Voglio portare qui tutte le persone che si rivolgono a noi, e sono oltre 800. A volte la loro sofferenza è talmente esorbitante che non basta l’addormentamento».

DAL 2015 L’ASSOCIAZIONE Coscioni ha ricevuto un totale di 761 richieste di informazioni su come accedere al suicidio assistito. Si tratta di persone «che hanno dato nome e cognome», ma se si contano anche le richieste anonime, la cifra andrebbe triplicata. Questo dovrebbe spingere il parlamento a occuparsi del tema, cosa che sin qui si è accuratamente evitato di fare, malgrado nell’ottobre dell’anno scorso sempre la Corte costituzionale avesse emanato un’ordinanza in cui si chiedeva alle camere di elaborare una legge nel giro di un anno. La discussione, però, non è mai decollata. Cosa che, sottolinea l’avvocata e attivista Filomena Gallo, si ripete da tempo: «La prima proposta di legge sull’eutanasia risale a trentaquattro anni fa».

Adesso i tempi appaiono diversi, forse più maturi: la soluzione del caso Cappato-dj Fabo è epocale e apre una via nuova che attende solo di essere normata.

«Non chiediamo accordi di governo, né intese preventive. Si apra il dibattito in aula – dice ancora Cappato -. Ci sono testi da cui partire come quello di iniziativa popolare, che ha già raccolto oltre 150mila firme, e sul quale da anni attendiamo risposte, ma più che i testi già depositati, ci interessa l’effettiva discussione in aula».

LO SCONTRO, ad ogni buon conto, si preannuncia duro, ma quelli della Coscioni, in fondo, l’hanno già messo in conto da tempo. «C’è un’opposizione di principio, come quella della Cei, di fronte alla quale non c’è margine di dialogo – prosegue Cappato -. Per noi quando si è disposti a utilizzare forza, anzi violenza, per mantenere in vita un malato non ci sono più margini di dibattito. Ma se la preoccupazione è sul rischio che ci siano persone che decidono di morire perché abbandonate e disperate, su questo gli avversari sono per noi alleati».

IN SOTTOFONDO già si sentono però i rumori di sempre, quando la politica decide di occuparsi dei temi cosiddetti etici. C’è un fronte cattolico pronto a scendere in trincea, e già si ricominciano ad ascoltare vecchie parole d’ordine come «valori non negoziabili», mentre i vescovi sostengono che si sia «perso il lume della ragione» con questa sentenza.

Tra i favorevoli al suicidio assistito, però, le cose non sono chiarissime: lo sprint per la paternità dell’eventuale legge è già partito, con Riccardo Magi (Più Europa) che ha già bocciato la proposta depositata in Senato pochi giorni fa da Monica Cirinnà (Pd): «I lavori erano già incardinati qui alla Camera e quella proposta è arrivata tre giorni fa – sostiene Magi -, Non è stata utile al dibattito che c’è stato nell’ultimo anno». Ma in fondo questi sono dettagli.

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