Giuseppe Conte prova a scuotere il M5S dopo il tracollo delle amministrative: disegna gli organigrammi dei dirigenti locali e lancia il voto online sul tetto dei due mandati. Due scelte che provano a intaccare le incrostazioni del piccolo ceto politico formatosi in questi primi dieci anni di vita parlamentare e confidano nell’apertura alla società civile. Poi lancia un messaggio a Mario Draghi: «Continueremo a sostenere il governo, ma non staremo zitti e buoni».

PRIMA DI TUTTO il leader convoca in via Campo Marzio il consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle, con ministri e vicepresidenti, per fare il punto della situazione e stringere i bulloni che dovranno condurre alla definizione dei responsabili locali. «Sui territori parte la fase 2 del M5S, i protagonisti della nostra presenza saranno i gruppi territoriali che i nostri iscritti potranno costituire nelle varie città – annuncia – Spalanchiamo le porte per ottenere piena partecipazione dei cittadini». In virtù di questa riorganizzazione territoriale del M5S, prosegue, «ci saranno dei referenti, individuati, come coordinatori regionali e dalla prossima settimana anche i coordinatori provinciali».

CONTE ASSICURA di non voler costruire la «struttura rigida di un partito» ma di fatto scommette su un ribaltamento di prospettiva non da poco. Da anni il M5S è in mano agli eletti. Quelle assemblee nazionali che Gianroberto Casaleggio avrebbe voluto evitare a tutti i costi per non scivolare nella forma partito e perdere il comando delle scelte fondamentali si sono via via realizzate nelle riunioni dei gruppi parlamentari. Ciò ha costituito un avanzamento rispetto alle forme poco democratiche della prima fase: l’alleanza col Pd non sarebbe mai nata senza una specie di sommovimento dei parlamentari dopo la rottura con Salvini. D’altro canto, questa organizzazione sostanziale ha dato vita all’anomalia di una forza politica i cui gruppi dirigenti coincidono con chi siede nelle assemblee elettive. E a un sistema che rischia di procedere verso l’autoconservazione delle cariche invece che andare incontro a quello che subito dopo il tracollo delle amministrative Conte ha definito «il dolore del paese».

QUALCUNO INIZIA a chiedere l’uscita dalla maggioranza e a mettere in discussione il campo largo con il Partito democratico. «Adesso è ora di prendere coscienza che questa alleanza con il Pd fa bene solo al Pd!» twittano dall’account del M5S di Roma. Il Lazio è un esempio emblematico. Nei capoluoghi di Frosinone, Rieti e Viterbo il M5S conferma i risultati disastrosi del trend nazionale. Lo stesso accade nelle ex raccaforti di Ardea e Ladispoli, dove aveva vinto le scorse amministrative. Qui i 5 Stelle sperimentano un’alleanza avanzata coi dem di Zingaretti.

CONTE TORNA anche sulla questione cruciale del doppio mandato. «Entro la fine di giugno si potrà votare online sulla piattaforma», spiega. E fa sapere che lui non prenderà posizione in merito, limitandosi a raccogliere le indicazioni che vengono dagli iscritti. Anche se poco dopo sostiene che «non credo sia nello spirito dei 5 stelle aprire a un numero di mandati indefiniti: la politica non può diventare un mestiere». Il che fa pensare che si aspetta che la base confermi, al netto di alcune deroghe, il limite dei mandati.

LA VOTAZIONE e la produzione di nuove norme ad uso interno lascerebbero supporre che tutto sia risolto sul fronte legale, dopo la sospensione di regole e cariche del tribunale di Napoli. Da questo punto di vista, Conte prova a passare al contrattacco. Ha chiesto alla commissione di giuristi che si occupa di vidimare gli Statuti delle forze politiche affinché possano accedere al finanziamento pubblico del 2 per mille di poter leggere il carteggio con Lorenzo Borrè, l’avvocato che da anni è una spina del fianco del M5S e che adesso patrocina i ricorsi degli iscritti. Lo stesso Borrè è iscritto al M5S, e in questa veste aveva scritto ai membri della commissione per metterli a parte di quelle che considera incongruenze regolamentari del nuovo corso di Conte. Il quale starebbe valutando la possibilità di sanzioni disciplinari per il legale. Una storia ingarbugliata, che testimonia il labirinto giuridico in cui, in un momento tanto delicato, potrebbe ritrovarsi l’ex presidente del consiglio.