Dio esiste e vive a Bruxelles
Mediaset-Vivendi Da Bruxelles è partita una missiva al governo italiano, che mette in discussione l’articolo 4 bis della legge 159 del 27 novembre scorso di conversione del decreto sul Covid: la norma salva Mediaset
Mediaset-Vivendi Da Bruxelles è partita una missiva al governo italiano, che mette in discussione l’articolo 4 bis della legge 159 del 27 novembre scorso di conversione del decreto sul Covid: la norma salva Mediaset
La vicenda Mediaset-Vivendi sta assumendo tratti degni della letteratura di John Le Carré. Tra colpi bassi e colpi di scena. Lo scontro è antico, tra due tycoon cattivi e determinati.
Forse alla fine faranno pure una pace di convenienza, ma dopo una contesa fatta di denunce e controdenunce. Ora è entrata in scena la commissione europea. Da Bruxelles è partita una missiva al governo italiano, che mette in discussione l’articolo 4 bis della legge 159 del 27 novembre scorso di conversione del decreto sul Covid: la norma salva Mediaset. Si profila, forse, una procedura di infrazione. Un’altra. In materia siamo davvero tra le maglie nere d’Europa.
Il caso, giusto per ricordarne l’origine, è scoppiato per l’intervento a gamba tesa dell’esecutivo contro la sentenza del 3 settembre della corte di giustizia di Lussemburgo, che dichiarava illegittima la parte (articolo 43, comma 5) della legge Gasparri del 2004 (recepita nel testo unico del 2005) che introduceva antistorici tetti all’incrocio tra televisione e telecomunicazioni. Un po’ come imporre il ritorno al bianco e nero.
Vivendi, contro cui il testo era pensato onde evitare una presunta scalata di Mediaset, ha fatto ricorso e l’effetto si è subito sentito. Una sentenza della corte europea non può essere contraddetta da una legge nazionale. Nel bene e nel male. Tanto più che l’escamotage deciso, vale a dire il rinvio ad una istruttoria dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si è rivelato assai fragile. Tant’è che la riunione di ieri del consiglio dell’Agcom si è chiusa prendendo tempo. E pure l’iniziativa dell’avvocatura dello stato di chiedere un altro rinvio, questa volta della decisione del Tar del Lazio sul congelamento delle azioni del biscione acquisite da Bolloré prevista per domani, ha un sapore cattivo.
Nel frattempo, il gruppo francese ha subito un colpo, con la chiusura delle indagini preliminari da parte della procura di Milano su eventuali manipolazioni del mercato. Ma ha certamente tratto vantaggio dalla sentenza del consiglio di stato che ha annullato la delibera con la quale la Consob aveva messo sotto accusa Vivendi per un temuto controllo societario su Tim-Telecom, in seguito alla lievitazione delle quote – dopo l’ingresso avvenuto nel 2015 con il 6,6%- al 23,9%.
Comunque la si voglia leggere e giudicare la vicenda ha messo in evidenza la debolezza colpevole del governo verso le istanze del mondo berlusconiano, cui viene tesa la mano in vista di possibili ribaltoni o ribaltini. E per simile obiettivo si riapre la finestra sul cortile tossico e pandemico del conflitto di interessi. Sull’italianità di Mediaset, poi, la mediologia ha chiarito che proprio da quei canali è passata negli anni ottanta e novanta l’americanizzazione (minore) del nostro immaginario. Al confronto, persino Bruxelles dice cose di sinistra.
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