«Dalla spuma bianca, dal sole, dal vento che ha spirato, dai pesci, dai fiori e dal quel polline, dalle tremule alghe, dal grano, dalle braccia della medusa, dai crini dei cavalli, dal mare, dalla vita tutta, Afrodite è nata, nasce il tuo corpo» ( J. Saramago)… Afrodite è il titolo dell’ultimo album di Antonio Dimartino: «Mi piaceva come suonava, un richiamo antico e contemporaneo, dai colori psichedelici e fluorescenti che rappresentasse il disco tutto». La passione per la storia in Dimartino, siciliano, classe 1982 che ritroviamo anche in – Cuore intero– ispirata a antico rito egizio , la psicostasia-pesatura del cuore – Ma oggi il senso della leggerezza del cuore cambia: «Approfondire di più, evitare la superficialità, specie in tempi come questi».

C’È NELL’ALBUM una canzone molto intima, una scatola piena di emozioni; si intitola Feste comandate: «È un unicum a livello di scrittura , è nata in poco tempo, mentre io ci perdo anni per scrivere anche un ritornello, come Leonard Cohen e come lui mi piace il concetto di raschiare il fondo, per poi risalire e scriverne. La voce l’ho registrata a casa mia, racconta l’attesa per un padre di una figlia che è una cosa diversa da come la vive una donna. Il padre vede questo essere che sta per nascere con amore ma molti dubbi».
Afrodite è anche dea della navigazione, canzoni come viaggi, il nome di una barca: «L’idea che una barca potesse attraversare il Mediterraneo e arrivare sana e salva è una delle cose che mi piaceva: il Mediterraneo come mare di salvezza e non cimitero. Un luogo che unisce due terre». Ma la politica oggi va da tutt’altra parte: «Salvini ha vinto per il suo modo di comunicare, non lo vedo nemmeno come un politico. Uno che alza la voce più degli altri e aizza le folle, ha solo cavalcato il malcontento».

I RAPPORTI sono fatti di rispetto, come verso il suo pubblico: «Un confessionale dove sto dicendo delle cose che mi sono appartenute, lo vedo da dieci anni cambiare insieme a me. Fossero anche duecento ma legati a una causa sola, a delle parole che rimandano a diversi significati e dove i ragazzi si rispecchiano. È qualcosa che per me ha un valore. Come in – Niente da dichiarare- l’ idea di viaggiare senza documenti, la frontiera come luogo mentale più che fisico. L’utopia».

Dimartino è un cantautore, ma i tempi sono cambiati: «Sicuramente negli anni settanta avevano una voce in capitolo anche a livello sociale. Oggi gli artisti è come se non partecipassero, non prendono mai una posizione netta. È un vero problema! mi piacerebbe vedere i miei cantautori preferiti impegnarsi non dico a livello politico ma almeno a livello sociale». Finiamo in mare, navigando, con Afrodite e la frase di Cohen: ’Se non diventi oceano, soffrirai il mal di mare ogni giorno’: «Il rischiare di non diventare oceano è qualcosa in cui mi ci ritrovo, rischiare per capire qualcosa, immergermi totalmente, scegliere sempre la strada meno opportuna per averne degli insegnamenti, come ha fatto lui».