«Dietro la porta», filmare gli incontri nelle case fra le tracce della memoria
Un «capitolo due», un «seguito», o – come lo definiscono gli autori – un «controcampo» a Isole, la magnifica costellazione di ritratti di corpi e luoghi realizzata da Mario Brenta e Karine de Villiers due anni fa con la complicità sparse in tanti posti nel mondo. Ora, quel discorso prosegue con Dietro la porta (in anteprima domani alle 18 alla Casa del Cinema di Roma nel quadro di «Fuorinorma») che ri-prende quel progetto e lo declina in altra forma nel mantenere l’idea di un (fare) cinema a stretto contatto con uomini e donne da cercare, ascoltare, filmare nei loro ambienti domestici. Incamminarsi «dietro le porte» delle case, ma anche negli spazi della natura – molto presente: montagne, fiumi, mare – costruendo un percorso circolare, dove la fine dialoga con l’inizio, e nel mezzo si compie il viaggio che ci porta a conoscere diciotto personaggi (fra loro il cineasta belga Boris Lehmann, già in Isole, che nella sua casa-studio-cineteca legge Poe).
Dietro la porta nasce il 14 luglio 2022 quando Brenta e de Villiers passano per Rue des Déportés davanti alla casa dove Karine aveva abitato da bambina. Sembra abbandonata, eppure, inaspettatamente, i due filmmakers scoprono essere abitata da un’anziana, la incontrano e decidono di filmare. Memorie ri-sorgono. Un nuovo incontro accade. «Da lì, come per contagio – spiega Brenta – ci siamo lasciati trasportare o, meglio, ’deportare’ verso altri luoghi, altre case dove siamo entrati in punta di piedi, quasi clandestinamente, attraverso porte lasciate appena socchiuse; per casualità, distrazione o forse per una dolce, tacita complicità? Chissà».
LA DIFFERENZA con Isole sta qui. Non accogliere brevi filmati girati per la maggior parte da altri, bensì – afferma Brenta – essere «noi a portare uno sguardo, il nostro, speriamo non troppo invasivo, ma non meno profondo, nel luogo più intimo del loro abitare, in quel dove esteriore ma non per questo meno sincero che è lo specchio della loro interiorità». Ecco quindi susseguirsi – incorniciati in esterni d’alta montagna e nel moto (im)mobile della laguna di Venezia – istanti di vite di un’umanità che sosta, si aggira, legge, osserva, parla, dice di sé in campo o in voce off (e quella di Brenta assume un ruolo fondamentale, anch’egli alla ricerca della casa dove nacque), sta in silenzio. C’è anche, tratto da Effetto Olmi di Brenta, Ermanno Olmi che riflette sul suo fare cinema, le incertezze del cominciare o rinviare l’inizio di un film. Così, Dietro la porta diventa inoltre un testo pieno d’amore per il cinema, memoria di un cinema da custodire (quello di Olmi e di Franco Piavoli che ri-guarda un suo film, di Andrea Andermann con i frammenti africani di Alcune Afriche, e dello stesso Brenta che inserisce anche estratti di Robinson in laguna) e testimonianza di una ricognizione intima che il regista sta compiendo, dal 2010 insieme a de Villiers, con appassionata ostinazione.
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