Editoriale

Dietro il teatrino diplomatico di Netanyahu

La farsa L’obiettivo del premier israeliano a Roma, a capo di un governo di estrema destra, è quello di occultare occupazione e colonie
Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 3 dicembre 2013
Zvi SchuldinerGERUSALEMME

Attenzione, italiani: l’atomica iraniana minaccia anche l’Italia. Nella sinagoga di Roma il primo ministro Netanyahu annuncia la caratteristica centrale della sua visita: tentare di contagiare anche gli italiani e il loro governo con la sua patetica isteria. C’era da aspettarsi che il papa e il presidente del consiglio lo avrebbero trattato con la dovuta cordialità e diplomaticamente condividendo le preoccupazioni israeliane.

Seduto su x (il numero è segreto di stato) bombe atomiche, il primo ministro Netanyahu parla di Chamberlain e dell’olocausto, dice che interessi vitali di Israele sono in pericolo e che per questo continuerà a lanciare i suoi moniti a un mondo cieco. Nell’arena internazionale la figura di Netanyahu comincia a chiarirsi ogni giorno di più come patetica, le sue grida e minacce a sembrare sterili. Ma oltre alla farsa c’è qualcosa di molto peggiore nel teatro di Netanyahu: gli permette di occultare la realtà di una situazione esplosiva nella quale il suo governo persegue un progetto coloniale ogni giorno più largo.

Netanyahu e sei dei suoi ministri arrivano a Roma e siedono in riunione congiunta con il governo italiano. Sono rappresentanti di un governo di estrema destra che inganna gli israeliani e l’opinione pubblica internazionale mentre «negozia» una pace che in base alle precondizioni israeliane è irraggiungibile.

I rappresentanti del governo israeliano arrivano a Roma mentre da un’ora all’altra aumentano le unità abitative negli insediamenti illegali dei Territori occupati. Arrivano mentre nella stessa Israele migliaia di beduini continuano a manifestare, anche nelle ultime ore, contro la repressione della polizia e protestano contro un piano israeliano che li spoglia della loro terra, distrugge le loro case e li condanna a un futuro altamente problematico. Il piano del governo israeliano si basa su considerazioni razziste «davanti alla minaccia di un’invasione beduina che si impossessi della maggior parte del Negev». Nel Negev, il sud di Israele e il 40% del territorio nazionale, 200mila beduini non occupano più del 5% del territorio – ma già si stabiliscono nuove colonie per i non beduini mentre elettricità, scuole, strade e servizi sociali sono invenzioni che arrivano alla popolazione indigena.

I rappresentanti israeliani arrivano mentre i «negoziati» di pace sono una farsa che non si riesce più a nascondere perché non porta mai a nulla. Più di tre milioni di palestinesi continuano ad essere sottomessi a una brutale occupazione da parte dell’ «unica democrazia» del Medio oriente di cui il primo ministro israeliano starnazza a Roma.

La «grande democrazia» già prepara nuovi insediamenti nel nord del paese per assicurare la «giudeizzazione» della Galilea, perché sarebbe davvero un pericolo che in una parte del paese la maggioranza della popolazione fosse araba… Anche sindaci non di sinistra nelle ultime ore hanno detto che sì, bisogna sviluppare la regione, ma per tutti i cittadini, senza le distinzioni del tipo proposto dal governo. La grande democrazia oggi è una figura immaginaria che può essere venduta agli europei che non sanno o non vogliono credere che il nazionalismo, il razzismo e il fondamentalismo sono sempre più centrali nella società israeliana.

Davanti al governo italiano, Netanyahu e i suoi ministri parlano dei successi di Israele sul piano economico: l’economia cresce. Ricetta ideale per italiani dall’ideologia offuscata: il programma neoliberale fiorisce, e poi le meraviglie dell’hi-tech… e l’indice di povertà più alto dell’Ocse, con una polarizzazione sociale sempre maggiore, con servizi sociali sempre più deteriorati. Un vero esempio per paesi come l’Italia. Ma se in Italia c’è un governo democratico, con alcuni ministri che si dicono di sinistra, non è arrivata l’ora di dire a questi visitatori che il maggior pericolo per Israele non è l’Iran ma la politica bellicista del governo israeliano? La sua continua colonizzazione dei territori occupati? L’ingiusta politica verso i beduini? Il razzismo che si estende ogni giorno alla nostra vita in Israele?

Il presidente Letta invece su tutto questo ha taciuto. Diplomazia sì, ma basta con la supina accettazione della tragicommedia mediorientale. Un rampante nazionalismo fondamentalista israeliano è la peggior minaccia per la pace nell’intera regione.

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