Politica

Dietro il no al Global compact, l’attività del think tank del leghista Picchi

Governo gialloverde La mobilitazione dell’estrema destra europea contro il piano Onu sulle migrazioni

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 21 dicembre 2018

E’ la storia di un’influenza. Un soft power interno alla maggioranza gialloverde, in grado di scavalcare il Parlamento. E’ la nuova forma del deep state all’epoca del sovranismo. Una sorta di prova generale, con l’obiettivo immediato di bloccare l’accordo delle nazioni unite sulle migrazioni, il Global Compact. Stoppare l’ultimo miglio di un percorso nato due anni fa, costruito, passo dopo passo, all’interno del palazzo di vetro dell’Onu. Un’azione che ha visto giocare da protagonista il centro studi dell’attuale sottosegretario agli esteri – con delega per la Nato e l’Osce – Guglielmo Picchi. Leghista, con un passato in Forza Italia, attivissimo sherpa di Matteo Salvini sui dossier esteri. Dalla migrazione fino ai rapporti con il governo di Benjamin Netanyahu.

E’ fine ottobre. Manca un mese e mezzo all’incontro finale di Marrakesh, con la firma della carta Onu che riconosce i diritti umani dei migranti. Nessuna frontiera aperta, ci mancherebbe, ma una serie di principi per tutelare almeno la dignità di chi fugge da povertà, carestie e cambiamenti climatici. In pochi giorni le forze dell’estrema destra si mobilitano in tutta Europa. Soprattutto in rete, partendo da raccolta firme – più o meno simboliche – sulle diverse piattaforme. In Belgio il capofila è Vlaams Belang (Interesse fiammingo), partito politico di destra alleato della Lega di Matteo Salvini. In Danimarca e in Italia la mobilitazione parte da Generazione Identitaria, braccio giovanile de “Les identitaires”, organizzazione francese nata del 2003 dall’Unité Radicale sciolta all’epoca da Jacques Chirac. Ma qualcosa di più profondo si muoverà a novembre nel nostro paese.

Il 6 novembre scorso il think tank di Guglielmo Picchi Machiavelli pubblica un breve report fortemente critico sul Global Compact. Lo firma il ricercatore Carlo Sacino, analista proveniente dall’olandese Gefira, la fondazione che, nell’ottobre del 2016, diede inizio alla campagna contro le Organizzazioni non governative impegnate nei salvataggi nel mare tra la Libia e l’Italia. Il centro studi Machiavelli dall’inizio del 2017 è stato un vero motore propulsore delle tesi identitarie leghiste: undici dossier presentati all’interno dei locali della Camera dei Deputati, occupandosi soprattutto del tema migrazioni. Al primo incontro di presentazione in sala sono apparsi anche Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti.

Il 13 novembre il report firmato da Sacino contro il Global Compact è presentato a Montecitorio alla presenza del senatore leghista Manuel Vescovi, segretario della commissione Esteri. Imprenditore di origine padovana, proprietario della catena di merchandising “Stile lega nord” (società che non ha mai presentato un bilancio in Camera di Commercio dal 2014 ad oggi), è uno dei politici del gruppo di Salvini vicino alla Russia di Putin. Nel 2016 ha dichiarato all’assemblea regionale della Toscana – dove era consigliere capogruppo della Lega – di aver ricevuto in dono “un viaggio di quattro giorni in Crimea, per visita al presidente”. Quel viaggio fece letteralmente infuriare l’autorità di Kiev e all’epoca Palazzo Chigi aveva “sconsigliato lo svolgimento della missione”. Secondo il sito dell’organizzazione “Yalta International Economic Forum” oltre a diversi politici leghisti, quella delegazione aveva visto la partecipazione di sette imprenditori italiani, provenienti dal Veneto e dalla Lombardia. Più business che politica.

Il centro Machiavelli formalmente è una associazione culturale. Sul sito non pubblica nessun dato – indirizzo fisico, codice fiscale, responsabile dell’organizzazione – e non è mai stato divulgato nessun bilancio. La sigla era nata a Londra come società di capitali, diretta e controllata, fino allo scorso aprile, da Guglielmo Picchi. Il sottosegretario leghista, però, non aveva dichiarato il suo interesse nella società nella presentazione delle partecipazioni alla Camera nel 2017, quando era già deputato, eletto inizialmente in Forza Italia. Solo qualche mese fa ha ceduto le quote del “Machiavelli center for political and strategic studies Ltd.” al coordinatore di Forza Italia di Londra Ezio Fabiani, che subito dopo ha liquidato la società. Con il nuovo incarico nel governo gialloverde l’interesse è ora tutto su Roma.

Dopo la presentazione dello studio contro il Global Compact da parte del think tank, Guglielmo Picchi inizia una aperta pressione sul governo. In pochi giorni il premier Giuseppe Conte annuncia il cambio di rotta, l’Italia non sarà presente a Marrakesh per la firma. Ieri la Camera ha di fatto chiuso ogni porta per la firma: “Dobbiamo approfondire”, ha spiegato il collega di governo di Picchi Manlio Di Stefano, M5S, sottosegretario agli esteri. Il Deep State della destra radicale ha chiuso la partita.

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