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Dieci morti nel rogo della Norman Atlantic

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Il naufragio Sale il numero delle vittime accertate. In salvo 427 passeggeri. La Grecia parla di 38 dispersi. Indagano le procure di Lecce, Brindisi e Bari

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 30 dicembre 2014

A Brindisi, sulle banchine del porto, tira un vento gelido. Circola la voce che la San Giorgio carica di naufraghi poterebbe essere dirottata all’ultimo istante nel porto di Bari, mentre per trainare il relitto della Norman Atlantic ci vorrà più tempo ridel previsto. Il ministero delle infrastrutture fa sapere che la nave è stata posta sotto sequestro e che la magistratura albanese e quella italiana sono in contatto per decidere in quale porto verrà rimorchiata.
L’attesa è spasmodica, poiché solo con una completa ispezione della nave si potrà conoscere il vero bilancio delle vittime – ieri sera erano arrivate a 10 quelle accertate – dopo le voci che rimbalzano dalla Grecia e che parlano di 38 dispersi. Le ricerche continueranno nella notte. Sulla lista d’imbarco i passeggeri erano 478, ma alcuni dei nomi delle persone salvate non figuravano su quella lista. Dunque il «porto d’imbarco dovrà ora verificare la corrispondenza delle liste». Durante il tragitto, inoltre, il traghetto aveva effettuato uno scalo nel corso del quale alcuni passeggeri potrebbero essere scesi.
Il ricordo va al 1971, all’Elleanna che, trainata nel porto di Brindisi, restituì dal suo ventre altre vittime. Come allora, ieri, nel primo pomeriggio, l’intera flotta dei rimorchiatori dei fratelli Barretta era partita in soccorso della Norman Atlantic, nave da carico e passeggeri di 27.000 tonnellate partita sabato notte da Patrasso diretta ad Ancona, ma andata in fiamme e alla deriva tra le acque greche e quelle albanesi.

Il Tenax, la Marietta Barretta e l’Asmara, (questi i nomi dei rimorchiatori sui quali sono saliti anche operatori dei vigili del fuoco) hanno preceduto di poco l’arrivo in zona della nave anfibia San Giorgio, anch’essa di stanza a Brindisi, come nave appoggio dei marines del Reggimento San Marco, e protagonista, in Mare Nostrum, del trasbordo di migliaia di profughi nel canale di Sicilia.

La Marina militare ha fatto confluire sul posto il meglio a disposizione, in tempi rapidissimi: oltre ai mezzi elencati e alle motovedette della capitanerie di Brindisi ed Otranto, è arrivato anche il Durand de la Penne, un moderno cacciatorpediniere con scafo e stabilizzatori antirollio, che con i suoi due elicotteri ha fatto la differenza nel recupero del resto dei naufraghi ancora presenti sul traghetto in fiamme. E in questo modo è arrivato anche il personale medico. La presenza dall’aria è stata indispensabile, viste le condizioni impossibili del mare, con vento a 50 nodi e mare forza 6-7. I piloti del Sar di Gioia del Colle (il gruppo dell’Areonautica con compiti di ricerca e soccorso) per primi sono intervenuti portando in salvo coloro che erano stati sbalzati in mare dai canotti di salvataggio, nelle prime fasi concitate della tragedia. Mentre gli uomini della Marietta Barretta si sono visti spezzare il cavo di traino che erano riusciti ad agganciare alla nave e per tre volte sono ritornati alla carica.

L’intenzione è riuscire a rimorchiare la nave nel porto di Brindisi, ora che 427 passeggeri sono stati messi in salvo, trasbordando via aerea i casi urgenti agli ospedali che si trovano nella provincia di Lecce e Brindisi. Vista la breve distanza dell’aeroporto militare di Galatina è proprio negli ospedali di Galatina, Casarano, Lecce e Copertino, coordinati dal 118 del Vito Fazzi di Lecce, che sono giunti in queste ore decine di naufraghi colpiti da ipotermia, stress, intossicazione da fumo e lievi ferite, mentre l’Ospedale Perrino di Brindisi, con la sua struttura di eccellenza per Grandi ustionati e Chirurgia plastica, è stato mobilitato sin dalle prime ore.

In una eccezionale opera di coordinamento e solidarietà sul mare tra italiani e greci, lo Spirit of Piraeus, dopo aver caricato una ottantina di naufraghi, ha cercato di entrare in porto a Brindisi, ma qui le condizioni del mare erano così avverse che la pilotina che avrebbe dovuto accompagnarlo in porto ha avuto un incidente, quindi si è preferito dirottare la nave nel porto di Bari.

La scelta di rimorchiare la Norman Atlantic fino al porto di Brindisi ha invece avuto una coda di polemiche. Secondo il sindaco brindisino Mimmo Consales, membro dell’Unità di crisi, sarebbe stato meglio trainare il traghetto in un più vicino porto albanese, evitando a circa 300 persone di trascorrere la notte all’addiaccio. Ma alle polemiche, ai dubbi, alle domande insolute proveranno a dare la risposta le tre procure di Lecce, Brindisi e Bari che indagano su cause e eventuali responsabilità della tragedia.

Alle notizie che provengono da Patrasso sulle mancate certificazioni relative ad alcune dotazioni di sicurezza, rilevate dalle autorità locali qualche settimana fa, e alle secche risposte dell’armatore della Norman Atlantic, Carlo Visentini, che ha parlato di «piena efficienza della nave» («la nave rispondeva a tutti i requisiti», ha detto anche l’ammiraglio Carlone in conferenza stampa a palazzo Chigi), si aggiunge ora un comunicato dei lavoratori portuali greci che rimarca proprio le preoccupazioni sulla sicurezza della nave. Una nave che trasportava forse troppi mezzi per affrontare un mare in quelle condizioni, alcuni di essi carichi di olio, bene di valore in un’annata produttiva scarsa in Italia, e richiesto con urgenza dal circuito della produzione industriale. Se lo spostamento del carico, con un possibile attrito di parti metalliche con lo scafo, abbia prodotto il principio di incendio trasformatosi in rogo lo si potrà, forse, appurare solo se la nave riuscirà a giungere in porto.
E’ anche da scoprire come quest’incendio non sia stato contenuto tramite un sistema di sorveglianza e di pronto intervento che doveva essere necessariamente a bordo.

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