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Dieci anni senza i fatti di Enzo Biagi

Dieci anni senza i fatti di Enzo BiagiEnzo Biagi

Il ricordo di Enzo Biagi a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta il 6 novembre del 2007, nel momento in cui la Gabanelli lascia la Rai, rimanda ahimè all’editto bulgaro che […]

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 8 novembre 2017

Il ricordo di Enzo Biagi a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta il 6 novembre del 2007, nel momento in cui la Gabanelli lascia la Rai, rimanda ahimè all’editto bulgaro che segnò la sua ‘cacciata’.

Ma faremmo un pessimo servizio alla sua memoria se Biagi rimanesse legato a quella bruttissima pagina della storia del giornalismo nazionale.

Poliedrico e trasversale, Biagi è stato sicuramente l’unico ad attraversare tutti i media, dai giornali (quotidiani e periodici) all’editoria, dalla radio alla tv, lasciando sempre una traccia di qualità e di innovazione. Sin dagli esordi al Carlino la sua cifra fu sempre quella della semplicità, di un modo di porsi mai ricercato, popolare e comprensibile. Dentro la cultura di massa che cresceva parallela agli anni della sua formazione, per raccontare, divulgare, informare. Come fu con la storia del nostro paese a fumetti.

Famoso Biagi lo era già alla fine degli anni cinquanta, per via della sua attività sulla stampa e per la direzione di Epoca, un settimanale molto letto, secondo solo ad Oggi e alla Domenica del Corriere.

Ma popolare Biagi lo diventò grazie alla televisione. Del suo rapporto con il piccolo schermo si ricordano spesso alcuni momenti, come la breve direzione del telegiornale del 1961 che svecchiava un modello fatto di inaugurazioni e tagli di nastro, aprendolo alla cronaca, anche quella nera, alla politica, ai fatti internazionali, insomma alla realtà, bella o brutta, perché «anche Gesù non si può raccontare senza ricordare la figura di Giuda».

Come il varo di RT, primo rotocalco d’attualità dove per la prima volta si parlava di mafia, raccomandazioni, guerra fredda. Oppure, del suo rapporto con la tv, si ricordano gli anni de Il Fatto, la striscia in onda dal 1995 dopo il Tg1 delle 20, esempio di sintesi, ritmo e chiarezza informativa.

Il rapporto tra Biagi e il teleschermo è ricco di innumerevoli programmi. Come Dicono di lei, del 1969, che nel formato, fatte salve le differenze, anticipa di un decennio Bontà loro, come Terza B, facciamo l’appello, o 1935 e dintorni, costruite sulla scorta di ricordi e filmati ma dal solido retroterra storico; come Proibito, con le interviste a personaggi discussi, vedi Sindona o Gheddafi, che provocano reazioni e polemiche.

Del 1982 poi è Film dossier, dove ad un film importante seguiva un altrettanto importante dibattito in studio.

E proprio a partire dagli anni Ottanta si fa più intenso il suo impegno con trasmissioni d’attualità, tutte di successo, da Linea diretta a Spot a Il caso fino a Il Fatto, che forse più di altri ne ha esaltato le doti professionali di sintesi e sobrietà, senso della notizia e capacità di racconto.

Naturalmente poi l’attività giornalistica di Biagi: da Epoca all’Espresso, dalla Stampa, al Corriere della Sera a Repubblica, e scrittore di libri popolari, dai reportages ai romanzi.

A volte parallela, l’attività di direzione organizzativa ed editoriale all’interno di case editrici come la Rizzoli, dove alla fine degli anni sessanta è nominato supervisore dei periodici del gruppo, un ruolo inedito che Biagi esercita con la capacità di introdurre novità che fanno crescere, a volte di molto, le vendite sul mercato.

Accade per esempio con Novella, un giornale femminile vecchio stampo, costruito per una donna tutta casa e famiglia, trasformato in un giornale più attento alla realtà: alle ‘novelle’ e ai racconti non più da primo novecento, ma del duemila. Novella, appunto, diventa nel 1969 Novella 2000.

Certo ancora oggi ci chiediamo cosa avrebbe potuto dare all’informazione tv se non fosse stato cacciato nel 2002 da Berlusconi e dall’esecutore materiale dell’operazione, Agostino Saccà.

Ma l’attività di Biagi, fu talmente vasta e ricca di spunti innovativi da farne una figura centrale del giornalismo italiano del novecento, con o senza l’editto bulgaro.

*autore di Enzo Biagi.Lezioni di televisione, RaiEri

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