«Il conflitto non ci aveva segnato così tanto neanche quando eravamo in trincea, perché il silenzio e la puzza di quest’obitorio sono la punta più affilata, il segno più tangibile di quel grande inganno che è la guerra». A Donetsk, nell’ultima tappa prima della sepoltura, non c’è «nulla di poetico o potente, nessun nazionalismo giusto, neanche l’ombra di un nemico: cadaveri a terra, maciullati tutti allo stesso modo». RESTA SOLO UN ODORE insopportabile che i vivi provano a fermare con fazzoletti o mascherine, una sigaretta dietro l’altra o ampie dosi di alcol sin dal mattino presto. Andrea Sceresini e Lorenzo...