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«Dica 33», la caduta libera dei film italiani nelle sale

«Dica 33», la caduta libera dei film italiani nelle sale

Incontri All'Agis il Consulto sul cinema italiano con Riccardo Tozzi, Domenico Di Noia, Fabio Ferzetti e Daniele Vicari

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 24 marzo 2017

Sono cambiati i toni e le riflessioni da gennaio, quando sono usciti i dati Cinetel sugli incassi e i biglietti staccati in Italia nell’annata cinematografica 2016. «La situazione è catastrofica», ha detto infatti il fondatore di Cattleya Riccardo Tozzi all’incontro di ieri all’Agis per fare il punto sulle condizioni del nostro cinema – «Dica 33 – Consulto sul cinema italiano» – al quale oltre al produttore hanno partecipato il presidente della Fice (Federazione italiana cinema d’essai) Domenico Di Noia, il critico Fabio Ferzetti e il regista e docente alla scuola di cinema Volontè Daniele Vicari.

L’auspicio insito nel nome dell’incontro – spiega il moderatore Franco Montini – è che il cinema italiano possa tornare a una quota di mercato del 33%, mentre dopo l’effetto Zalone che aveva «drogato» i risultati del 2016 (portando la quota al 49%) il primo trimestre del 2017fermo al 21 %, è in linea con la caduta libera degli ultimi tre anni in cui, dice Tozzi, «abbiamo perso un terzo del pubblico».
Dei 220 film italiani usciti l’anno scorso, spiega ancora il produttore, 130 hanno incassato meno di 50.000 euro. Di quegli stessi 220, aggiunge l’esercente Di Noia, 140 sono usciti nelle sale con meno di dieci copie: «C’è una proliferazione di produzioni che in realtà non arrivano sul mercato» mentre chi esce con tantissime copie «occupa le sale a prescindere dalla qualità del film».

Vanno rivisti la produzione, la distribuzione, la stessa promozione dei film e l’affollamento creato dal fatto che i cinema d’estate chiudono le serrande. «In Germania si possono aumentare le copie di un film anche alla terza settimana in sala – interviene Andrea Occhipinti – in Italia non è possibile soprattutto per la concentrazione delle uscite in un breve periodo». Quasi tutti concordano: per pianificare una strategia vanno attesi i decreti attuativi della nuova legge sul cinema, e va anche guardata in faccia la realtà: il cinema d’intrattenimento italiano – specie la commedia – è sempre più spesso di qualità bassa.
Ma la vitalità creativa , come fanno notare in molti, non manca: «Il documentario è il settore più vivo e vitale del cinema italiano», osserva Ferzetti. «Sta rivoluzionando il mondo del cinema» – aggiunge Vicari. Ma sono proprio i documentari ad avere più difficoltà a raggiungere il grande schermo.

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