Diario collettivo su uno dei più grandi disastri ambientali d’Italia
«A Napoli si vive 8 anni in meno rispetto alla media europea». Una frase scioccante, pronunciata nel 2018 dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, eppure incredibilmente passata in […]
«A Napoli si vive 8 anni in meno rispetto alla media europea». Una frase scioccante, pronunciata nel 2018 dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, eppure incredibilmente passata in […]
«A Napoli si vive 8 anni in meno rispetto alla media europea». Una frase scioccante, pronunciata nel 2018 dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi, eppure incredibilmente passata in sordina. Sì, a Napoli si vive di meno. Perché in Campania si producono circa 6 mila tonnellate al giorno di rifiuti industriali e tossici in totale regime di evasione fiscale (in Italia 30 milioni). Rifiuti, cioè, che vengono smaltiti illegalmente avvelenando terra, acqua, aria e danneggiando la salute pubblica.
IL VERO PROBLEMA COLLEGATO ai rifiuti, dunque, non è solo che ce ne sono troppi, ma che buona parte di essi vengono smaltiti attraverso una perfetta macchina criminale. La Terra dei Fuochi, di fatto, è questo. I roghi tossici nel napoletano, soprattutto tra le province di Napoli e Caserta, sono aumentati di ben il 30%: qui, in un anno, sono scoppiati 2 mila incendi e sono stati consumati 1.930 reati ambientali legati agli sversamenti illeciti di rifiuti. Secondo la fotografia scattata nell’ultimo rapporto della Direzione Investigativa Antimafia, confermata nell’ultimo Rapporto Ecomafia 2020 di Legambiente, il ciclo dei rifiuti resta uno dei principali business delle ecomafie in Campania.
DAL 2004, NELLA TERRA dei Fuochi c’è un medico che ha deciso di denunciare. Antonio Marfella inizia a raccontare ciò che si trova davanti agli occhi. Medico all’Istituto Tumori di Napoli, si chiede come mai il cancro stia aumentando tanto nella sua regione, soprattutto tra i giovani. Nel 2007, dopo la morte ambigua di un pastore, Marfella fa effettuare le analisi di diossina, certificando per lui l’avvelenamento e contribuendo a una delle prime condanne per ecomafia. Con oltre mille conferenze in giro per l’Italia, la Terra dei Fuochi finisce in prima pagina. Nel libro I miei 100 passi nelle Terre dei Fuochi (Guida Editori), raccoglie in una sorta di diario collettivo gli orrori delle ecomafie in Campania dal 2014 al 2020, smascherando il disastro ambientale più grande della nostra storia.
LA GLOBALIZZAZIONE delle ecomafie a partire dagli anni Novanta si mangia tutto. Proprio nell’anno della sua laurea in Medicina, il 1980, in Italia e in Campania parte un «sistema industriale/camorristico che consente, al di fuori di qualunque regola, di rimpinzare di rifiuti tossici e roghi tossici la terra», avvelenare ’’acqua, inquinare l’aria più che in Pianura padana e costruire impianti di maxi incenerimento tossici, indispensabili per nascondere un sistema industriale e civile «così distorto e malato, usando la copertura della mala gestione pubblica dei rifiuti urbani».
OGGI, IL FIUME SARNO che attraversa la Campania è il fiume più inquinato d’Europa, sesto al mondo. Le falde acquifere risultano pesantemente inquinate: su gran parte del territorio ci sono tombamenti profondi con copertura di almeno 1,5 metri di terreno agricolo «sano» per permettere di ottenere prodotti agroalimentari «puliti» in superficie e «occultare con efficacia» vere e proprie discariche di rifiuti tossici: le mozzarelle di bufala e la «pummarola» sono l’esempio più tristemente famoso.
MA C’E’ DI PIU’: LA CAMPANIA regala ogni giorno 6.250 euro ai Comuni di Milano, Bergamo, Brescia e Varese per gestire, incenerendo, i suoi rifiuti urbani e poi paga 250 mila euro di multa per gestire i rifiuti speciali industriali e tossici in libera circolazione legale, siano campani che extra-regione. Tutto questo sempre spingendo per la costruzione di maxi inceneritori che fanno gola alla mafia.
INTANTO, E’ DIVENTATA la peggiore regione italiana per mortalità da cancro tra gli under 65. Napoli è la seconda provincia d’Italia a maggiore concentrazione di morti evitabili per mancato controllo dell’inquinamento dell’aria, seconda solo a Milano. 23 campani su 100 mila muoiono di tumore ogni anno, in maniera evitabile, per «pessima qualità di vita complessiva»: disastro ambientale, lavoro nero, camorra, sanità negata, difficile accesso alla cure, specie nelle zone a maggiore densità abitativa e deprivazione economica. Drammatico l’aumento dei tumori tra i bambini nel primo anno di vita e nella fascia 0-14 anni nelle province di Napoli e Caserta.
«GRAZIE» ALLA TERRA dei Fuochi, lo Stato è stato costretto a produrre due essenziali, e imperfette, leggi sui reati ambientali. Ma la strada è ancora lunghissima.
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