Visioni

«Diari d’amore», cronache di famiglia con sarcasmo

«Diari d’amore», cronache di famiglia con sarcasmoDaria De Florian e Valerio Binasco in una scena da «Diari d’amore» – foto di Luigi De Palma

A teatro Nanni Moretti al Carignano firma la sua prima regia teatrale su due testi di Natalia Ginzburg. In scena Daria De Florian e Valerio Binasco, unico interprete maschile

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 14 ottobre 2023

Molto annunciato e oggetto di curiosità frenetica da parte di pubblico e stampa, Nanni Moretti ha firmato la sua prima regia teatrale, al Carignano di Torino, per il quale Stabile ha portato in scena due testi «brevi» di Natalia Ginsburg (in scena fino al 29 di questo mese, per intraprendere poi una lunga tournée in Italia e Francia, che si concluderà a Roma a fine stagione). I motivi della grande «attesa» sono evidenti: prevedibili non solo nella «prima volta» sul palcoscenico del nostro più curioso e apprezzato regista cinematografico oggi, ma anche perché il teatro, il suo «desiderio», i suoi meccanismi e le sue situazioni, (e perfino nel suo ultimo film la vicenda stessa della narrazione) sono da sempre presenti nel suo cinema, dal primo ancora amatoriale che lo rivelò fino all’ ultimissimo, dove entra come terreno drammaturgico della stessa sceneggiatura.

PER DI PIÙ ci sono i due testi (entrambi pubblicati da Einaudi, come tutte le opere della Ginsburg) che come capitoli (o contrastanti ma in fondo concordi «aspetti»di una comune vicenda), sono due variazioni sul tema famiglia da parte di una delle maggiori scritture italiane del 900, Natalia Ginzburg. Insomma l’attesa era spasmodica, e Moretti ha risposto bene alle attese, senza rinunciare alla propria originalità e alla propria visione del mondo, scandendo anzi come un «crescendo» musicale le due vicende scritte da Ginsburg. Che non si può dimenticare o ignorare che debuttò in teatro con l’irresistibile Ti ho sposato per allegria (una fantastica Adriana Asti in palcoscenico, poi una strepitosa Monica Vitti sullo schermo), continuando poi la sua «esplorazione» da una visuale sempre agguerrita ma deliziosamente scandita dalla razia e dal sorriso, anche davanti alle vicende più estreme. Anche qui in entrambi i racconti, è la famiglia al centro della scena.

Lo spettacolo trasmette tutta l’amarezza, un po’ birbona dell’autrice

A DIFFERENZA di Ginzburg, che è sempre affettuosa nei confronti delle sue strampalate (per quanto assolutamente realistiche) creature, Moretti, dovendo dare loro corpo, affonda la lama dolce quanto avvelenata del dubbio sulla linearità di quei sentimenti: sempre eccessivi, un po’ finti, sempre con qualche privato interesse difficile da confessare, ma poi pronto a essere sbattuto in faccia all’altro.
L’autrice di Lessico familiare sembra provare, in fondo, sempre qualche tenera comprensione per quelle creature, che non giudica ma si rimita a «radiografare» attraverso il linguaggio. Moretti deve dar loro un corpo e un suono della voce, e gli attori dimostrano quanto sia stato rigoroso nel pretendere tempi e intonazioni. Nella compagnia sulla scena, ci sono interpreti femminili meno conosciute (ma si può giocare con successo al «io la riconosco»), a differenza di Daria De Florian, che da un teatro sempre piuttosto sperimentale, approda qui al ruolo centrale della cameriera chiacchierona della casa Fragole e panna, un bel salto perché il testo di Ginzburg affida proprio a quel personaggio il dispiegamento, quasi la decifrazione, di un ménage complicato quanto poco governabile. Unico interprete maschile dei due titoli, Valerio Binasco (peraltro consulente artistico del teatro torinese), e a lui toccano entrambi i ruoli del «marito», a cominciare dal Dialogo che apre la serata. Il cui titolo unitario suona crudelmente Diari d’amore.

NELL’INSIEME, rispetto alla partitura ovattata della grande Natalia, qui può sembrar balenare qualche effetto «cinematografico», o qualche tono troppo «acceso», non in senso negativo, ma per volume e accenti delle voci. Lo spettacolo resta comunque bello e convincente, trasmette tutta l’amarezza (un po’ birbona) targata Ginsburg, ed è ben raccolto nella cornice visiva data dalla scena di Sergio Tramonti e dalle luci di Pasquale Mari. Le altre interpreti sono Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi.

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