«Diamo vita a un legame tra animali e persone»
I presidi Slow Food In Italia e nel mondo ci sono migliaia di piccoli produttori che salvano dall’estinzione razze autoctone e ortaggi
I presidi Slow Food In Italia e nel mondo ci sono migliaia di piccoli produttori che salvano dall’estinzione razze autoctone e ortaggi
L’allevamento industrializzato degli ultimi settant’anni ha prodotto allevamenti sempre più grandi e inquinanti. Fabbriche di carne di scarsa qualità, di cui hanno fatto le spese gli animali, che vivono condizioni che non hanno più nulla di naturale, ma dove anche la salute umana e la tutela dell’ambiente sono messi a rischio.
Un buon allevamento, però, è indispensabile, per il benessere degli animali, per una buona agricoltura, per la nostra salute e – soprattutto – per la tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico.
I produttori di piccola scala, che producono nel rispetto dell’ambiente e del benessere animale, non sono difficili da trovare. Molti sono gli esempi in Italia e nel mondo e molti di questi – oltre 13.000 – fanno parte della rete dei Presìdi, i progetti di Slow Food che sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta.
JACOPO GORACCI – TENUTA DI PAGANICO (GR)
La Tenuta di Paganico, nel cuore della Maremma Toscana, a pochi chilometri da Grosseto, ha un’estensione di 1.500 ettari suddivisi in boschi, pascoli, oliveti e vigneti immersi in una natura ricca di fauna selvatica come caprioli, lepri e istrici. Il cuore della Tenuta è l’allevamento biologico estensivo di bovini di razza maremmana e suini di razza Cinta Senese, animali che vivono il bosco come casa propria. Jacopo Goracci, zootecnico e collaboratore dell’azienda, di proprietà della famiglia Uzielli dal 1922, ha particolarmente a cuore il benessere degli animali: le strutture in legno che ospitano i capi sono circondate da ampi spazi aperti dove pascolano liberamente, anche nel vicino sottobosco, integrando l’alimentazione naturale fornita dagli allevatori con erba, radici e frutti del bosco. «Vogliamo essere un sistema sostenibile – spiega Goracci – e per questo produciamo buona parte dei prodotti utili all’allevamento direttamente in azienda e cerchiamo di lavorare e vendere le carni all’interno della Tenuta, evitando sottovuoti o plastiche. È un piccolo tentativo di essere un po’ più resilienti a livello globale, non soltanto a livello aziendale: con esperienza e passione cerchiamo di dare vita a un legame tra animali, persone e ambiente. I nostri sforzi sono volti non solo ad allevare in maniera sostenibile, ma anche a far comprendere ai nostri consumatori le regole della stagionalità e dei cicli produttivi. Le dinamiche che regolano i tempi della natura, la dedizione e la passione dei nostri collaboratori contribuiscono allo sviluppo di un’azienda che vive di natura».
MARCO KIRCHEIS E JUTTA JIROVEC – IL PELLEGRINO (SP).
Dal 2005, Marco, ex libraio, e sua moglie, Jutta Jirovec, lavorano nella loro piccola azienda agricola «Il Pellegrino», immersi nella natura della Val di Vara, il cui comune principale, Varese Ligure, è stato il primo in Europa a ottenere nel 1999 la certificazione ambientale.
Gli animali in azienda non mancano: galline ovaiole, asini, anatre, pecore, suini, conigli e soprattutto il gallo nero della Val di Vara, una razza locale recuperata da un Presidio Slow Food. «L’attuale sistema di produzione ha travolto i piccoli allevatori, molti dei quali vivono e lavorano in zone marginali, dove però sono indispensabili per conservare l’equilibrio del territorio e preservare un’agricoltura di qualità. Per noi è importante fare la differenza – racconta Marco Kircheis – e soprattutto dare la possibilità agli animali di esprimere i propri bisogni, condizione essenziale per il loro benessere: i polli ad esempio devono razzolare, appollaiarsi, poter sbattere le ali …, e osservando gli animali riusciamo a capire come migliorarci. Reputiamo che dovrebbe essere normale cercare un equilibrio con l’ecosistema in cui siamo inseriti e con gli animali che alleviamo, nonostante poi vengano macellati. Si dice che se il maiale viene macellato sotto stress poi le carni non siano buone, ma, al di là del risultato sulla qualità delle carni, c’è anche un discorso etico e di coscienza nei confronti di altri esseri viventi. Siamo parte di un sistema più grande e dobbiamo rispettarlo, sempre e comunque».
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