Oggi al cohousing l’incontro ha come tema la verifica del Progetto Orosia come luogo di ricerca per la «cura» della Terra e del Noi. Ma Olga inizia a raccontare di sé, di quanto il coabitare abbia rafforzato la sua fede religiosa, ma soprattutto le abbia insegnato sapienza affettiva: saper ascoltare e leggere, nei volti e gesti degli altri, gioie, paure, e riconoscere il proprio bisogno di protezione dietro quella sua intensa dedizione per il prossimo. Così l’Ernesto illustra come tempo e lavoro qui gli abbiano permesso di rivedere la propria ribellione al mondo, confusa e rabbiosa, segnata da infanzia di sofferenze e povertà.
Così Pier ha imparato, dai viaggi e ritorni al cohousing-rifugio, lo sguardo oltre sé: un nuovo modo di conoscere e amare indicato dal linguaggio degli uccelli, delle piante, della montagna, un’appartenenza ad un sé universo, ecologico, oltre il suo perenne senso di abbandono.

Per Lola è stata una continuità armoniosa dal suo impegno per la coabitazione nella casa a quello con gli immigrati, per una coabitazione multirazziale nel mondo. Ha sviluppato comprensione e compassione per il dolore altrui, tutti parte di un’unica trama della vita ed uno sguardo amorevole anzi tutto verso sé stessa.
Per Anna e Carlo il confronto con altri ha definito meglio il loro essere coppia e genitori. Aurora interrompe, e richiama, spazientita, alla realtà, al caro luce, ai lavori da mettere in cantiere. – Parole, stiamo perdendo di vista i fatti e ci allontaniamo dal Noi del nostro progetto.

Controbatte Smirna: -Non sono Parole, ma percorsi emotivi e affettivi. Parla di un libro: «Il sentire che noi siamo. Teorie sulla vita affettiva», Roma 2021, a cura di Luigina Mortari, docente di Epistemologia della Ricerca Pedagogica all’Università di Verona e Federica Valbusa, ricercatrice in Pedagogia generale e sociale all’ Università di Verona. Il libro propone studi sulle emozioni e la vita affettiva da parte di autori del mondo della psichiatria, psicologia, filosofia, letteratura. Maurice Hamington, professore di filosofia presso la Portland State University, interessato alla teoria e applicazione della cura, scrive che le emozioni sono elemento centrale del tessuto della cura che comprende tre dimensioni: ricerca, connessione e azione.
La connessione, necessaria per orientare la direzione dell’azione, richiede soprattutto la dimensione affettiva ed empatica.

E dal libro emerge come l’empatia sia questione del nostro tempo, non solo privato. È urgente riscoprirla e riattivarla per vivere meglio con gli altri, le diversità e creare tolleranza.
Nasce l’intuizione che questo dialogo di oggi sui percorsi affettivi, non sia perdita del Noi, ma importante momento di connessione, per orientare ad una «buona cura» in un tempo così complicato.