Al termine dell’ennesima giornata drammatica per i 5 Stelle, Luigi Di Maio poco dopo le 21.30 annuncia in una conferenza stampa a Roma il suo addio al partito di Grillo: “Rinuncio al mio partito. Una scelta che mai avrei immaginato di dover fare. Io e molti altri lasciamo il M5S”. “Da oggi – aggiunge – inizia un nuovo percorso. Da domani il M5s non sarà più la prima forza” in Parlamento.

Luigi Di Maio critica senza mezzi termini “l’ambiguità in politica estera del Movimento 5 Stelle”, essere “europeisti e atlantisti non può essere una colpa”. “Non possiamo stare dalla parte sbagliata della storia, la pandemia prima e la guerra poi hanno chiamato alla responsabilità tutti i partiti”.

In questi giorni – dice – “siamo stati messi di fronte a un bivio: tra il nostro partito e l’Italia”.

“Le posizioni di alcuni esponenti 5 Stelle hanno rischiato di indebolire fortemente il nostro governo. Non possiamo permetterci ambiguità”, attacca.

Il ministro degli Esteri rivendica fino in fondo la scelta di schierarsi a fianco dell’Ucraina, “paese aggredito”. Cita i 320 bambini morti dall’inizio della guerra, l’emergenza grano, il ricatto sul gas, l’autoritarismo di Putin. Difende la propria azione diplomatica, a cominciare dagli approvvigionamenti alternativi di gas e petrolio e dalla “battaglia sul tetto al prezzo del gas”.

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Prima della conferenza stampa, Di Maio era salito al Quirinale per un breve colloquio con il presidente Sergio Mattarella. Secondo le indiscrezioni, potrebbero seguirlo fuori dal M5S una cinquantina di parlamentari, la maggior parte alla Camera, e un pugno di sottosegretari (Castelli, Di Stefano, forse anche Sileri).

E’ un Di Maio radicalmente europeista: “In questo momento serve un’Europa solidale e unita”, che è data dalla “unità dei governi degli stati membri”. Cita David Sassoli, tra gli applausi, come un “esempio per tutti noi”.

“La prima forza politica in Parlamento ha messo in discussione il lavoro del presidente del consiglio e del ministro degli Esteri solo per provare senza riuscirci a racimolare qualche punto percentuale”. I m5S sono in “crisi di consenso” – ammette – ma non possono recuperarlo con “show mediatici sulla guerra, che è invece una cosa seria”. “Picconare il governo è da irresponsabili”, tuona.

Di Maio allarga lo sguardo a tutto campo, contro le ambiguità no vax, gli endorsement di Putin, i dubbi sulla scienza ben diffusi tra i pentastellati. “Molti errori del passato li abbiamo fatti insieme – spiega – ci siamo ancorati a vecchi modelli, superati, non abbiamo saputo ascoltare le critiche”.

L’abiura è totale: “Uno non vale l’altro. L’esperienza, le competenze di ciascuno devono contare. Bisogna avere il coraggio di dire la verità agli italiani”.

“Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale, ci mettiamo in cammino. Partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un’onda con al centro le esigenze territoriali. Non ci sarà spazio per l’odio, il populismo, sovrani ed estremismi”, assicura.

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Conclude assicurando lealtà totale a Mario Draghi e al suo governo (“l’operato di Draghi è motivo di orgoglio nel mondo”). E lascia cadere tra le righe il possibile nome del suo nuovo, futuro, partito: “Mettiamoci in cammino, insieme per il futuro“.