«Di Maio e Salvini in tv a scapito di leghisti e 5S»
Il presidente Rai E’ vero, la «struttura informativa» della tv pubblica negli ultimi mesi è stata «focalizzata sui leader», cioè Matteo Salvini (che detiene il primato) e Luigi Di Maio. Ma «a scapito […]
Il presidente Rai E’ vero, la «struttura informativa» della tv pubblica negli ultimi mesi è stata «focalizzata sui leader», cioè Matteo Salvini (che detiene il primato) e Luigi Di Maio. Ma «a scapito […]
E’ vero, la «struttura informativa» della tv pubblica negli ultimi mesi è stata «focalizzata sui leader», cioè Matteo Salvini (che detiene il primato) e Luigi Di Maio. Ma «a scapito delle altre voci della maggioranza, non certo dell’opposizione». Il presidente della Rai, Marcello Foa, si presenta in commissione di vigilanza insieme all’Ad Fabrizio Salini e si esibisce in una singolare difesa dell’onnipresenza dei vicepremier sul piccolo schermo.
Spiega che con il governo pentaleghista si è verificata «una situazione senza precedenti» con «un premier che arriva dalla società civile e due vicepremier che rappresentano due ministeri chiave e insieme sono alla guida dei due principali partiti di maggioranza». Inevitabile dunque che occupino tanto spazio. Ma proprio perché si tratta dei leader dei due principali partiti, sostenere che il tempo loro assegnato alla fine ha penalizzato leghisti e grillini è una vera acrobazia. Secondo Foa «c’è stato più equilibrio» nei primi 10 mesi del nuovo governo rispetto al passato: «Maggioranza e governo Conte hanno occupato il 50% degli spazi. Con il governo Renzi si arrivò al 59%, con o Gentiloni al 57…».
La relazione di Foa «ha rasentato la provocazione», protesta il dem Francesco Verducci, secondo cui «quel poco di equilibrio che residua nei dati da lui forniti risale ai mesi delle direzioni precedenti dei Tg e non a quelle attuali». Daniela Santanchè e Federico Mollicone di Fratelli d’Italia sono delusi perché Foa non si è rivelato un vero sovranista, «appiattito» com’è su Lega e 5S. E il forzista Gasparri Maurizio si scopre difensore di quel «pluralismo» che Foa ha «calpestato».
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