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«Devil De Story» e la caducità delle immagini

«Devil De Story» e la caducità delle immagini

Maboroshi Lo scorso novembre il Tokyo Genzosho (Tokyo Laboratory), una grande compagnia specializzata nello sviluppo e produzione di pellicole cinematografiche, ha chiuso i battenti.

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 12 gennaio 2024

Come già scritto sulle pagine di questo giornale un paio di mesi or sono, lo scorso novembre il Tokyo Genzosho (Tokyo Laboratory), una grande compagnia specializzata nello sviluppo e produzione di pellicole cinematografiche, ha chiuso i battenti. Dopo un’attività durata quasi settant’anni, a causa di problemi burocratici e complicazioni derivate dal copyright, i negativi in possesso dell’azienda sembravano, in un primo momento, destinati al macero. Telefilm, serie animate, lungometraggi, pubblicità per il piccolo schermo e documentari, migliaia di pellicole che, per fortuna, sono però state salvate all’ultimo momento dalla distruzione.

È ARRIVATA ai primi di dicembre, infatti, la saggia decisione della Toho, grande casa di produzione cinematografica e casa madre del Tokyo Laboratory, di prendere in consegna e archiviare tutte le pellicole in questione.
Questa storia, per una volta a lieto fine, illustra come la produzione filmica del passato lontano e di quello più recente, ma in realtà anche quella in video e in digitale, sia sempre in pericolo di scomparire. Una volatilità che aumenterà sempre di più con l’incremento della produzione e quindi delle opere da salvare. È questo uno dei dilemmi che più attanagliano gli archivisti di tutto il mondo, si vorrebbe salvare e preservare tutto il materiale filmico e visivo, o almeno il più possibile, ma si tratta di uno scopo materialmente irraggiungibile. Una strada da perseguire, secondo molti studiosi, sarebbe quella di delocalizzare e far proliferare gli archivi, anche attraverso la distribuzione e preservazione in rete. Sembra andare in questa direzione l’attività di Kineko Video, un gruppo di volontari che da un paio di anni a questa parte acquista, opera le scansioni e restaura vecchie pellicole, per lo più animazioni giapponesi, per rimetterle in circolazione gratuitamente attraverso internet.

L’ULTIMO lavoro salvato dall’oblio e restaurato dal gruppo è Devil De Story, una pellicola risalente al 1983 acquistata nel 2022 in un’asta online e ora disponibile sul canale YouTube del gruppo (https://youtu.be/QHW4FFmSvU?si=xCl6Sxa5WV4_1Go2).
Sorta di oggetto misterioso, del film si sa pochissimo se non che fu diretto da Natsuki Mitsutetsu e che probabilmente si tratta di un lavoro fatto per promuovere giovani aspiranti attori o molto più probabilmente di un film fatto da studenti universitari.
Il film racconta di un giovane che si sveglia in un deserto e del suo incontro con una ragazza aliena che lo trasporta in vari periodi del suo passato. Devil De Story è una sorta di commedia a bassissimo budget molto confusa e non sempre divertente, ma non priva di un certo fascino. Un interesse che deriva principalmente dal suo essere un oggetto misterioso e stilisticamente libero proveniente dal passato, la proverbiale capsula del tempo che, al di là delle sue qualità artistiche, riflette un certo gusto del periodo. La fine degli anni settanta e i primi anni ottanta del secolo scorso sono un periodo in cui il sottobosco dei piccoli film fatti per uso personale e quelli più indipendenti, i cosiddetti jishu eiga, subisce un’accelerazione improvvisa nel Sol Levante. In parte grazie ad una tecnologia più a buon mercato, in parte anche grazie anche a una miriade di piccoli e meno piccoli eventi, si veda ad esempio il Pia Film Festival ancora in corso, dove vengono proiettati questi lavori fai-da-te, che molto spesso hanno anche venature artistiche. Muovono i primi passi in questa cultura autori che nei decenni successivi si sarebbero affermati come Gakuryu Ishii, Shinya Tsukamoto o Yoshihiko Matsui.

matteo.boscarol@gmail.com

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