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Destra, una campagna mostruosa

Destra, una campagna mostruosaLeghisti: il candidato governatore della destra in Limbardia Fontana con Salvini – lapresse

Eccessi Nessun limite agli slogan per dare la caccia ai voti: il candidato lombardo parla di difesa della razza e poi infila una rovinosa retromarcia, quello laziale esalta il duce, Salvini vuole riaprire le case chiuse

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 16 gennaio 2018

Che gli alleati leghisti e postfascisti potessero essere un problema, Berlusconi – moderato, europeista e cocco della Merkel – lo sapeva benissimo e aveva messo nel conto qualche imbarazzo dall’inizio. Ma all’eventualità di trovarsi di fronte candidati governatori, conclamati o papabili, del tutto fuori controllo non aveva pensato neppure nei momenti di cupo pessimismo. E invece eccoli qua, Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, e Attilio Fontana, primo cittadino di Varese, uno più a ruota libera dell’altro. Come se non bastassero le passioni ducesche del laziale, anche il pacato lombardo si scatena e tuona contro la minaccia d’estinzione che incombe sulla «razza bianca».

L’analisi del candidato leghista in Lombardia, noto per la sua «moderazione», fa sembrare Marine Le Pen una colomba: «Sono molti più di noi, più determinati nell’occupare questo territorio. Dobbiamo ribellarci». Insomma, à la guerre comme à la guerre. Il guaio è serio e l’aspirante governatore se ne rende conto quando vede la tempesta montare e i suoi stessi sponsor irrigidirsi. Così prova a correggere, ma con la goffaggine propria di chi non sa cosa dire. «È stato un lapsus», giura e nessuno a squadernargli un bignamino della Piscopatologia della vita quotidiana, giusto per spiegargli che nei lapsus si dice ciò che in realtà si pensa.

Mentre il candidato di Liberi e Uguali, Rosati, chiede al paladino della razza bianca di fare un passo indietro, una Forza Italia assai imbarazzata prova in massa, dal capo dei senatori Romani alla pretendente sconfitta per il trono lombardo Mariastella Gelmini, a trincerarsi dietro la «frase infelice», le «scuse già presentate», i quarti di moderazione che al sindaco di Varese, insistono tutti, non difettano. Il Pd è contentissimo e rigira il coltello nella ferita che Fontana si è inflitto da solo: «Il derby fra rancore e speranza è la vera sfida che caratterizzerà il 4 marzo», tripudia Renzi. Per il Pd l’occasione per riprendere le pressioni su LeU è ghiotta. Per questo Loredana De Petris mette le mani avanti e chiarisce: «Parole ignobili e fasciste ma il bacino di coltura sono state le politiche dei governi Pd».

Di Maio si prende la rivincita per le accuse di xenofobia: «Se Fontana è un moderato io sono Gandhi». Probabilmente, invece, Fontana è davvero un moderato, alle prese con la necessità di accaparrarsi un elettorato che di moderazione non vuol proprio sentir parlare e di conseguenza portato a strafare. Berlusconi stesso suona una musica non molto diversa quando afferma che «500mila migranti vengono in Italia solo per delinquere» e Salvini, pur avendo l’accortezza di specificare che «il colore della pelle non c’entra affatto», conferma «il lapsus» di Fontana: «Siamo sotto attacco. Sono a rischio la nostra cultura, società, tradizioni, modo di vivere». E già che c’è aggiunge un altro pensiero raffinato, al quale peraltro informa di essere arrivato gradualmente: «Regolamentare e tassare la prostituzione come nei paesi civili, riaprendo le “case chiuse”, ne sono sempre più convinto».

Nel Lazio la situazione è per la destra anche più delicata. Pirozzi infatti non solo è un mussoliniano conclamato senza alcuna intenzione di addurre «lapsus» come scusanti, ma non intende neppure fare passi indietro: «Mi ritiro solo se me lo chiede la gente e finora non è successo. Sulle mie parole sul duce è intervenuto il fuoco di sbarramento dei pretoriani di Zingaretti. So’ ragazzi…».

Berlusconi era convinto di poter risolvere il problema del Lazio, evitando di ripetere il disastro della comunali a Roma, grazie a un candidato di destra e con un passato missino come Gasparri. «Non si è reso conto che nel Lazio i gruppi della destra si odiano. Non c’è caso che due come Alemanno e Rampelli si mettano d’accordo, così l’idea Gasparri era proprio sbagliata dall’inizio», commenta un ex missino ed ed An un tempo vicinissmo a Gianfranco Fini. Capito lo sbaglio, Berlusconi ha provato a ripiegare sull’ex capo della Protezione civile Piero Bertolaso, magari in tandem con lo stesso sindaco di Amatrice che avrebbe probabilmente accettato: «Bertolaso è un grand’uomo». Solo che il grand’uomo ha rifiutato e al Cavaliere non è rimasto altro che commissionare in fretta e furia un nuovo sondaggio ad Alessandra Ghisleri per individuare un possibile cavallo vincente, evitando il disastro di due candidature contrapposte a destra, il cui riflesso sulle politiche sarebbe inevitabile. Oggi i risultati.

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