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Destituito il sindaco, Bogotà in piazza contro la sentenza

Destituito il sindaco, Bogotà in piazza contro la sentenzaProteste a Bogotà – Reuters

Colombia La sinistra contro il Procuratore amico dell'ex presidente conservatore Alvaro Uribe

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 15 dicembre 2013

Da cinque giorni, la sinistra scende in piazza a Bogotà. Oltre 60.000 persone il picco dei manifestanti in appoggio al sindaco della capitale colombiana, Gustavo Petro. Contro di lui, il Torquemada dell’estrema destra, il procuratore Alejandro Ordoñez, che lo ha destituito e inabilitato per 15 anni per presunte irregolarità nella raccolta dei rifiuti, compiute nel dicembre 2012. Eletto nel 2010 con un’alta percentuale di consensi, Petro è un ex guerrigliero dell’M-19, candidato del Polo democratico alternativo (Pda), da vent’anni interno al sistema di alleanze di governo. È la seconda volta in due anni che la capitale colombiana si trova in questa situazione, anche il predecessore di Petro, Samuel Moreno Rojas, era stato sospeso per analoghe accuse.
Petro però ha reagito, sia per via istituzionale che appellandosi alla piazza. Il suo ricorso è stato accolto, ma la sospensione è rimasta attiva. Il sindaco ha dichiarato che mercoledì intende riunirsi con il segretario della Commissione interamericana per i diritti umani (che ha levato la voce in suo favore), e si è detto convinto che «sia in atto un golpe a Bogotà». Perché il colloquio avvenga, occorre però il consenso del presidente Manuel Santos, che si ricandida alle prossime presidenziali del 2014. «La crisi sarà risolta per via istituzionale», ha dichiarato Santos, disposto a sentire le due parti, il sindaco e il procuratore.
«Il popolo elegge, Ordoñez destituisce», dicevano i cartelli dei manifestanti in Plaza de Bolivar. Ordoñez, preposto al controllo dei funzionari, ha già sanzionato 828 sindaci, 622 consiglieri e 49 governatori: una media di quattro a settimana. Tanto da suscitare le critiche dell’Alto commissariato delle Nazioni unite. Sotto la sua scure è recentemente caduta anche la senatrice Piedad Cordoba, accusata di complicità con la guerriglia marxista delle Forze armate rivoluzionarie colombiane (Farc) per aver fatto da mediatrice nella liberazione di diversi prigionieri. Cordoba è stata privata dei pubblici uffici per 18 anni e ha dovuto rinunciare a candidarsi per le prossime elezioni, come avrebbe voluto un consistente arco di forze progressiste. Per la sinistra, il procuratore è la lunga mano dell’ex presidente Alvaro Uribe, deciso a riprendersi il controllo politico della capitale.
Il partito Centro democratico, da lui fondato, ha candidato alle presidenziali l’ex ministro delle Finanze Oscar Zuluaga, secondo nei sondaggi. Uribe si presenta per il senato. Favorito nella nuova corsa per la presidenza, risulta Santos, suo ex ministro della Difesa, da lui sostenuto nel 2010. Adesso, però, Santos si presenta in nuova veste, deciso a conseguire un risultato nelle trattative di pace con le Farc, e magari ricevere il Nobel. Fumo negli occhi per Uribe, amico dei paramilitari e ferocemente avverso a ogni soluzione pacifica del conflitto colombiano. Secondo le dichiarazioni di un ex agente dei servizi segreti, detenuto, la bordata contro Petro sarebbe stata concordata da Uribe e Ordoñez già nel 2010.
Le Farc, pur criticando «l’ingenuità e l’incoerenza» di Petro, che ha dato il suo voto in Senato per l’elezione del procuratore, hanno appoggiato le manifestazioni. «Se fanno questo a lui, che da 20 anni ha deciso di far politica senza armi, che faranno con noi?» hanno scritto dall’Avana, evidenziando quanto scivoloso sia il cammino verso una soluzione politica in Colombia.

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