Robert Desnos è un nome che in Italia non suona familiare. Osservando i suoi occhi vitrei, fissi, carambolanti vers l’avant, da allucinato personaggio dostoevskiano, sembra quasi egli abbia visto sin dall’inizio il destino che lo aspettava: i lager di Auschwitz, Flossenbürg, Flöha e poi quello fatale di Terezín. Destino crudele ma già iscritto nell’esatto e rivelatorio genetliaco, 4 luglio 1900. Parigino, di padre banchiere, irregolare negli studi, commesso in una drogheria a diciassette anni – momento in cui comunque incontra esiodeamente le Muse nell’Elicona del quartiere popolare Halles –, segretario e frequentatore assiduo di anarchici mattacchioni, Desnos entra in contatto...