Visioni

Desideri e ossessioni tra una vasca da bagno e una piscina

Desideri e ossessioni tra una vasca da bagno e una piscinaUna scena da «Affogo»

A teatro In scena «Affogo», seconda parte di una «trilogia dell'odio» scritta da Dino Lopardo che ne firma anche la regia

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 24 dicembre 2022

Ha riscosso un bel successo nella sua tappa romana (al teatro Basilica) Affogo, seconda parte di una «trilogia dell’odio» scritta da Dino Lopardo che ne firma anche la regia. Il primo episodio aveva per titolo Cesso (quale presente indicativo del verbo cessare) ed era incentrato sulla ludopatia. Ora Affogo ci mostra le contraddizioni violente di un giovanotto (Mario Russo) che vorrebbe affermarsi nel nuoto ma ha introiettato una profonda paura dell’acque da bambino. Il cambio di campo continuo tra la vasca da bagno dell’infanzia e la piscina da cui vorrebbe emergere alla vita, scopre i due poli del suo mondo. Alla speranza frustrata lui oppone una aggressività che tocca la ferocia. Sotto un forte ritmo musicale, scopriamo i due vecchi zii con cui ha rapporti complicati e poco amabili, e un suo alter ego che pure non è di grande aiuto al suo malessere.

È IMPRESSIONANTE scoprire il complesso rapporto che il giovanotto ha col proprio corpo, e ancora di più l’uso sadomaso che da bambino faceva di un paperotto di gomma, sua proiezione e insieme sua opposizione. Fino al traumatico episodio che probabilmente sta alla radice del suo malessere. Anche questa volta, è particolarmente interessante nel testo di Lopardo l’uso della lingua, dove prevale una accentazione meridionale (anzi lucana) già maneggiata egregiamente nelle sue creazioni precedenti. Qui quella atavica sonorità si rivela strumento quasi coscienziale, per fare emergere segreti e debolezze che ciascuno si porta.

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