Il racconto si sviluppa così attraverso le tre voci, o meglio attraverso lo sguardo di tre figure che lentamente si ritrovano estranee eppure legate le une alle altre. La stessa Marie si estranea sempre più da se stessa fino a osservarsi come altra da sé. La memoria si riduce a una impressione, un’impronta comune, una traccia che è solo possibile intuire, il residuo di un luogo non più visitabile.
Resta così una narrazione per quadri, l’assenza di passato lascia e concede spazio a un presente privo di movimento, le giornate scorrono sempre più nell’apparenza di sensazioni fuggevoli, Michka perde contatto con se stessa e solo a tratti riesci a riconoscere Marie e Jérôme.
Al tempo stesso le vite di Marie e Jérôme restano impigliate nell’incontro con Marie e ne subiscono l’influenza modificandosi. Mentre la memoria si cancella, de Vigan mostra come si riproduca attraverso anche le relazioni che se ne fanno carico. Ciò che è stato riappare, nella vita degli altri facendosi vita propria in un legame inesauribile.