Professore di Storia della scienza e di Letteratura italiana all’Università di Siena, Massimo Bucciantini ci ha regalato un altro saggio a ponte tra le due culture, quella umanistica e quella scientifica. Il libro si intitola In un altro mondo ed è stato pubblicato da Il Saggiatore (pp. 420, euro 28), ed è dedicato in parti uguali a Galileo Galilei, Vincent van Gogh e Primo Levi. Il lettore ne rimane affascinato per la molteplicità degli spunti di riflessione che lo invogliano a studiare, per chi non lo avesse ancora fatto, o ad approfondire l’opera di queste tre figure magistrali della cultura mondiale.

SCRIVE BUCCIANTINI: «Per capire cosa succede quando si oltrepassa una certa soglia e si entra in un mondo incomparabile rispetto a quello comunemente percepito ho scelto tre eccezionali compagni di avventura. Attraverso di loro ci si misura con nuovi modi di vedere il cielo, la natura, l’uomo. Il mondo scoperto e inventato da un matematico-filosofo che ha compiuto la prima grande rivoluzione scientifica. Quella di un artista visionario e audace, che è riuscito a farci “vedere” come nessuno prima di lui. Quello, infine, di un testimone e scrittore-pensatore che dopo essere stato ingranaggio di un esperimento sconvolgente ci ha costretto a ripensare dalle fondamenta il concetto stesso di umanità». Bucciantini descrive i tre protagonisti del suo saggio intrecciando scritti e testimonianze, quadri e lettere, mettendo in evidenza gli elementi centrali della loro esistenza che li hanno condotti ad essere rivoluzionari, a creare nuovi paradigmi secondo l’accezione del filosofo della scienza Thomas Kuhn.

L’invenzione del telescopio da parte di Galileo, che gli permise di scoprire nuovi orizzonti; l’arrivo di van Gogh dalla campagna olandese a Parigi, che lo consacrò alla pittura e al colore; per Levi, l’esperienza dei campi di concentramento nazisti. Senza ombra di dubbio, tra i tre, Primo Levi è quello che sentiamo più vicino a noi, in termini temporali e per l’esperienza vissuta, quella tragica dei campi di sterminio, e allo stesso tempo, per chi ne è sopravvissuto, estremamente formativa. La scrittura di Levi è un intreccio di letteratura e scienza, e la sua riflessione è tutta incentrata sul problema del male ed ha trovato la sua massima espressione nell’ultimo libro pubblicato in vita, I sommersi e i salvati. Il capitolo cruciale di questo breve saggio di Levi è intitolato «La zona grigia», e vi vengono presentate alcune delle figure che si trovavano a ponte fra le sfere amministrative e militari tedesche e i prigionieri.

LA NARRAZIONE descrive il coinvolgimento dei prigionieri con i loro carnefici, le forme di compromissione attraverso cui alcuni sono riusciti a sopravvivere nel campo di sterminio. Levi parte dalla tendenza manichea di dividere tra vittime e carnefici, tra buoni e cattivi, senza considerare tutte le forme intermedie, le sfumature di grigio per l’appunto, con le quali purtroppo ciascuno di noi si confronta nella sua esperienza esistenziale. Per Bucciantini Levi era innanzitutto un chimico e la sua formazione scientifica determina un’attitudine mentale fondamentale anche dello scrittore. E proprio in ciò risiede l’assoluta originalità della sua scrittura e della sua riflessione.