Che Claudia Grande abbia scritto un libro strano lo si intuisce già dal titolo: Bim Bum Bam Ketamina (il Saggiatore, pp. 280, euro 19). In copertina c’è una donna assorta in una mimica vagamente sensuale, un bianco e nero sormontato da un passamontagna fluo che non avrebbe sfigurato sulla cover di un disco di Raffaella Carrà, ma attualizzata all’antiestetica dei meme. Se uno poi ha l’ardire di avventurarsi fra le prime pagine si ritrova due eserghi di altrettanti personaggi finzionali, uno di Patrick Bateman e uno di Simona Ventura.

LIBRO ESONDANTE di una millennial che al gran debutto non si spaura e non si gingilla coi trigger warning, in Bim Bum Bam Ketamina troverete in ordine sparso: bambini a cui vengono fatte saltare le cervella pur di tirare fuori la prestazione drammatica che ci si attende da un’attrice particolarmente legnosa; una puntata delirante di Fatto in casa per voi «per tutti noi appassionati di cadaveri e cucina casalinga» in cui vengono vivisezionati degli ortaggi e si prepara un ragù micidiale che porterà Benedetta Rossi dritta dietro le sbarre; un Furby spiritato che ha bisogno di essere nebulizzato da un disinfestatore conciato come uno dei Ghostbusters. C’è inoltre un Amadeus che farebbe invidia all’unico autentico, quello di Max Tortora, e un omonimo di Teo Teocoli con la passione per le patatine fritte del McDonald’s, che però tende a scambiare in maniera preoccupante con le gambe delle donne.

Si sarà capito che i riferimenti si affastellano e che tutto il libro è un profluvio di sorprese e trovate, una centrifuga impazzita che ci pone in continuazione il problema della realtà, laddove l’unica fonte attendibile sembra essere l’oroscopo di Paolo Fox e più in generale il piccolo o piccolissimo schermo. A fare da guida fra questi racconti è il factotum Roberto, il quale dopo aver affisso dei volantini in giro per Torino come «uomo in affitto» si ritrova a dover assecondare le fisime di una umanità varia e disperante. Come l’instagrammer in crisi che pur di tenere alta l’attenzione infila la mano in un tritarifiuti o la scienziata che usa la carne sintetica per assomigliare all’amica bellissima a cui si accompagna da sempre.

I TEMI sono quelli della trasformazione dei corpi, una insopprimibile volontà di bellezza che trascende la fisicità del proprio involucro, ma anche quello già citato di una realtà i cui limiti sembrano essere gli stessi dell’arte. Uno scenario compiutamente post-warholiano in cui l’anestetizzante della tv commerciale e quello delle droghe sembrano comporre, fin dal titolo, le coordinate di una biografia di molti nati in quegli anni sul finire del secolo. Questo è sicuramente vero per l’anti-protagonista di questo libro, quel Roberto che da trentenne svuotato di ogni ambizione si ritrova sballottato da una storia pazzesca all’altra, costretto a osservarsi dal proprio punto di vista privilegiato, come di fronte alla rappresentazione spettacolare di una vita che non sembra la propria.

ASSIEME AGLI ESORDI di Alessio Mosca, di Giada Biaggi e Alberto Ravasio, il libro di Claudia Grande si colloca a una punta estrema della nuova interessantissima ondata di narrativa italiana. Bim Bum Bam Ketamina è il libro che avrebbe potuto scrivere un Palahniuk in stato di grazia dopo una gita premio a Cologno Monzese.