Ha circolato molto l’intervista che Andrew Wylie, l’agente letterario più famigerato del mondo, ha rilasciato a Guillermo Altares del País durante la Buchmesse. Se a catturare l’attenzione è stato soprattutto l’aggiornamento sulla situazione fisica di uno dei clienti più celebri di Wylie, Salman Rushdie, che a causa dell’aggressione subita in agosto ha perso un occhio e l’uso di una mano, hanno suscitato reazioni e commenti alcune esternazioni dello «Sciacallo», come l’agente viene spesso soprannominato per la sua politica aggressiva di acquisizioni – in particolare il suo giudizio pesantissimo sull’operato di Amazon: «Una volta qualcuno mi ha chiesto cosa ne pensassi e io ho risposto che era come l’Isis. Purtroppo Amazon sta durando di più, ma il comportamento si basa sempre su quel modello».

Pochi media invece hanno dato risalto a un’altra notizia diffusa nei giorni precedenti l’apertura della Fiera di Francoforte e che riguarda una importante casa editrice statunitense il cui nome per pura coincidenza assomiglia molto a quello dello «Sciacallo», la Wiley, ben conosciuta – informa Wikipedia – per avere pubblicato la fortunata serie dei libri «for Dummies», oltre a uno dei dizionari di lingua inglese più diffusi nel mondo, il Webster, e a molti testi in ambito scientifico e informatico.

Come ha riferito Porter Anderson su Publishing Perspectives, la Wiley ha aperto una nuova divisione, la Wiley Partner Solutions, sulla cui home page, sotto il titolo Thriving in an open world («Prosperare in un mondo aperto»), si può leggere una dichiarazione carica di ottimismo in un momento in cui di motivi per rallegrarsi, in campo editoriale e non solo, se ne vedono pochi: «Il cambiamento è in corso, ed è per il meglio. Molte società, associazioni e case editrici stanno ripensando le loro strategie commerciali, ora che gli esiti della ricerca, già nella loro forma iniziale, dopo essere stati sottoposti a peer-review, vengono resi accessibili al maggior numero possibile di persone. Nel momento in cui avvengono queste trasformazioni, Wiley Partner Solutions può aiutarvi a esplorare e a adattarvi ai cambiamenti del nuovo ecosistema». Nulla di strano: se sulle possibilità di espansione del mercato librario nelle sue forme tradizionali è lecito dubitare, e non solamente in Italia, il «nuovo ecosistema» dell’editoria legata alla ricerca scientifica si presenta pieno di opportunità, e lo attesta la gamma di servizi offerta da entità come la Wiley Partner Solutions attraverso «tutte le fasi del processo editoriale accademico, dalla presentazione del manoscritto alla pubblicazione e oltre».

Ma nel complesso qual è il bilancio della Buchmesse 2022, tornata – almeno in teoria – ai fasti prepandemici? A dare ascolto ai professionisti, agenti e editori, interpellati da Jarosław Adamowksi (ancora su Publishing Perspectives) è andata benissimo: «un’esperienza splendida», dice Laura Palomares dell’agenzia «Carmen Balcells» di Barcellona, «fruttuosa, intensa ed enormemente produttiva», secondo Alexander Dobler della Under Cover di Colonia.

Ma i problemi sono dietro l’angolo, anzi già qui: sul Guardian Sarah Shaffi avverte che «i prezzi dei libri sono destinati a crescere a causa dell’impennata dei costi di produzione». Le difficoltà sono particolarmente sentite nel Regno Unito post-Brexit, ma è probabile che anche da noi si osservi quell’aumento del 10-20 % sul prezzo di copertina di cui parla Valerie Brandes, fondatrice di Jacaranda Books Arts Music. E che anche da noi le case editrici cercheranno di ridurre i danni – come nota Shaffi – «stampando su carta più economica e sottile, rinviando le ristampe dei libri più vecchi e pubblicando meno titoli». La pandemia è finita (forse) ma i tempi sono difficili, inutile negarlo.