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Denk, il partito degli immigrati contro il razzismo

Denk, il partito degli immigrati contro il razzismoTunahan Kuzu leader di Denk e il presidente Selçuk Öztürk (a destra) durante l'apertura della sede del partito a Rotterdam. Sotto Sylvana Simons – Reuters

Olanda Fondato da due ex parlamentari socialdemocratici di origini turche e radicato nella comunità turco-marocchina, potrebbe entrare alla Tweede Kamer

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 26 febbraio 2017

Un partito delle minoranze etniche per difendere i diritti delle comunità immigrate nei Paesi Bassi. Si presenta così Denk, «pensa» in italiano, una delle formazioni più originali che si preparano per le elezioni del 15 marzo in Olanda, attirando l’attenzione dei media mondiali. Alcuni commentatori lo hanno definito l’«anti-Pvv» (il partito islamofobo di Wilders), altri, invece, mettono in guardia sugli accenti populisti. Di certo è che tra i venti candidati in lista per la Tweede Kamer, la camera bassa, la componente di olandesi di origine straniera è preponderante: nei primi tre posti ci sono i due fondatori, gli ex parlamentari socialdemocratici di origini turche, Tunahan Kuzu e Selçuk Öztürk, e l’ex presidente dell’Associazione dei Marocchini in Olanda, Farid Azarkan. Il rispetto dei diritti delle minoranze etniche e il contrasto alla xenofobia nella politica e nella società emergono evidenti fin dai primi punti del programma politico di Denk: sostituire la parola «integrazione» con «accettazione reciproca», implementare un registro contro le espressioni razziste per sanzionarle tempestivamente, soprattutto se dette da politici al governo, e respingere la distinzione, riportata anche nei documenti ufficiali, tra i termini allochtoon, «immigrato», utilizzato, spesso, per definire anche le seconde o le terze generazioni, e autochtoon, «autoctono». Oltre al tema delle discriminazioni, il programma di Denk contiene una serie di altre proposte che insistono sul termine samenleving, «società», variamente declinato in termini di giustizia, democrazia ed ecologia. In evidenza si trova anche la richiesta di boicottare le merci israeliane e il riconoscimento dello stato palestinese insieme a un riferimento alle questioni ancora irrisolte del passato coloniale dei Paesi Bassi.

Fondato nel 2015, dopo l’abbandono del gruppo socialdemocratico dei deputati Kuzu e Öztürk in seguito a un’approfondita indagine sulla comunità turca promossa da Asscher, l’attuale candidato del PvdA (il Partito del lavoro), il  nuovo movimento politico ha avuto una vita travagliata. Dopo essere riuscito a ottenere l’appoggio di personaggi famosi, critici nei confronti delle derive xenofobe della società olandese, come la presentatrice tv di origini surinamesi Sylvana Simons, e di accreditarsi così come il partito multiculturale contro il razzismo, il disinteresse di Denk nei confronti dei diritti civili, soprattutto per omosessuali e donne, ha portato all’abbandono di alcuni suoi esponenti.

simmons

Tra loro anche la stessa Sylvana Simons che, insieme a altre attiviste, ha deciso di fondare a gennaio un nuovo partito, Artikel 1, con l’obbiettivo di vedere riconosciuto il divieto di discriminazione, sancito nel primo articolo della Costituzione olandese. A meno di tre settimane dal voto, però, unico tra i nuovi partiti, solo Denk, radicato nella comunità turco-marocchina, sembra poter entrare alla Tweede Kamer.

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